antonio Ingroia, scopre il suo simbolo politico e da oggi terrà compagnia agli altri |
La struttura del logo lascia intendere
che la decisione di Ingroia non è cosa dell'ultimo minuto e per
quanti vorrebbero uno Stato più attento alle questioni sociali
denunciate e forse combattute dalla sinistra può risultare cosa
gradita. Ma, a mio modesto avviso, anche Ingroia cade nell'errore
autocelebrativo. E il logo lo conferma.
Tra la scritta inneggiante al
cambiamento tanto sperato e atteso della sinistra che condensa su
due righe l'auspicio per una “Rivoluzione Civile” e il negativo
in rosso del “quarto stato” di Pellizza da Volpedo” capeggia a
caratteri cubitali e in grassetto il cognome del magistrato. (e
questo non gioca a suo favore).
Le sue parole sono nette:
"Da magistrato - dice Ingroia -
non avrei mai creduto di dovermi ritrovare qui per continuare la mia
battaglia per la giustizia e la legalità in un ruolo diverso. Quando
giurai la mia fedeltà alla Costituzione pensavo di doverla servire
solo nelle aule di giustizia. Ma non siamo in un paese normale e in
una situazione normale - prosegue il magistrato palermitano - Siamo
in una emergenza democratica. E allora, come ho detto, io ci sto! È
venuto il momento della responsabilità politica. Alla società
civile e alla buona politica dico grazie!, perché hanno fatto un
passo avanti. Questa è la nostra rivoluzione, noi vogliamo la
partecipazione dei cittadini.
Antonio Ingroia non si propone come
salvatore della patria, ma di essere solo un esempio come tanti
cittadini che si mettono in gioco e assumendo rischi".
La sua prima uscita politica ha occhi e
parole anche per la sinistra storica:
«Bersani candida il collega Piero
Grasso che nel maggio 2012 voleva dare un premio al governo
Berlusconi per essersi distinto come governo che aveva più meriti
nella lotta alla mafia. Il procuratore Grasso, che è lo stesso
procuratore nazionale Antimafia diventato tale perché scelto da
Silvio Berlusconi, in virtù di una legge che il governo Berlusconi
approvò, con la quale venne escluso dal concorso Giancarlo Caselli,
colpevole di aver fatto i processi per i rapporti tra mafia e
politica»
«Siamo al fianco dei magistrati che
hanno sollevato il conflitto di attribuzione sui provvedimenti del
governo Monti sull'Ilva. Rivendichiamo la politica della passione e
della coerenza che il Pd sembra aver smarrito. Siamo noi a
rappresentare questa storia che Bersani non ha dimostrato di voler
portare avanti. Lo abbiamo cercato, non certo perché abbiamo bisogno
di lui, e abbiamo ricevuto risposte stravaganti. Evidentemente si
sente il Padreterno, mentre Falcone e Borsellino mi rispondevano al
primo squillo. Bersani non vuole una politica antimafia nuova e
rivoluzionaria che sarebbe in grado di eliminare la criminalità. Il
suo silenzio è inequivocabile, perché non vuole eliminare mafia e
corruzione».
Staremo a vedere cosa succederà nei
prossimi giorni, quando gli schieramenti saranno definitivamente
strutturati con nomi e collegi e se i nomi sono reale espressione dei
cittadini o se, come nelle puntate precedenti, sono nomi paracadutati
dalle segreterie politiche e troveremo un veneto o un laziale a
competere in Calabria, Sicilia o Basilicata.
Nessun commento:
Posta un commento
LA PAROLA AI LETTORI.
I commenti sono abilitati per chiunque passa da qui, si sofferma, legge e vuole lasciare un contributo all'autore del post.
ATTENZIONE! Chi commenta i post del blog è responsabile di quanto scrive. Pertanto non è prevista nessuna moderazione o censura ai commenti salvo evidenti illiceità.