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sabato 21 aprile 2012

Da Franco Politano a Livia Turco per una politica etica

Livia Turco, presidente PD

Politano, Napolitano, Turco e il rispetto della politica


Dopo la Fornero anche Livia Turco lascia trapelare pubblicamente la sua commozione provocata dalla situazione in cui versa l'Italia. Una situazione difficile da capire per la fascia medio bassa costretta a fare i conti con la recessione e le nuove regole avallate dagli esponenti delle maggiori organizzazioni politiche.
Per comprendere appieno determinate scelte è necessario ricordare l'area libertina che ha accarezzato tutti indistintamente, politici, clero, imprenditori, dirigenti, dipendenti e liberi professionisti contadini compresi. Naturalmente con i dovuti distinguo, come ricorda il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.

Stiamo vivendo un momento storico difficile che, se confrontato alla fine della cosiddetta prima repubblica, fa rabbrividire.
Anche allora caddero molti imperi costruiti sulle macerie delle ideologie care al mondo dei lavoratori.
I partiti di sinistra che soffrirono più degli altri per la transazione imposta dalle indagini sui fondi illeciti ai partiti furono il PSI per le donazioni degli imprenditori vicini al partito e il PCI accusato di ricevere soldi dal partito comunista sovietico e dalle coop. Rosse.
Notizie destabilizzanti per gli iscritti e i simpatizzanti che vedevano nel socialismo la soluzione idonea per le diseguaglianze sociali imposte dal capitalismo.
Nei partiti vigeva una disciplina ferrea e le periferie obbedivano alla segreteria centrale.

Catanzaro, piazza prefettura, 
Giorgio Napolitano e Franco Politano in un comizio dei primi anni '70
Franco Politano era parte integrante di questa realtà. è stato un iscritto al PCI, oserei dire un catechizzato data la disponibilità posta al servizio del partito rafforzata dalle sue azioni. L'impegno politico lo portava spesso a Roma dove alloggiava in un piccolo monolocale del partito al quale devolveva per statuto la metà del suo compenso da deputato. Si interessò dei problemi dei contadini e dei bracciati, perorò la loro causa e  fu incaricato dal gruppo per relazionare in parlamento una legge che, ironia della sorte, per un errore dello stenografo passò a firma Napolitano, ma tanta era la sua stima per l'esponente della direzione, oggi illuminato Presidente della Repubblica, che lasciò a lui il merito della legge a favore del mondo dell'agricoltura. Con altrettanta umiltà lasciò lo scranno di Montecitorio allorquando Enrico Berlinguer lo nominò segretario regionale con il compito di riordinare le fila del PCI calabrese.

Franco Politano conosceva bene la realtà calabrese e da uomo pragmatico qual era, confidenzialmente mi disse: a volte vado a fare comizi in piazze apparentemente deserte; ma non è così! La gente sta dietro alle finestre o nei bar fingendo distacco e quando parlo contro la 'ndrangheta gli 'ndranghetisti sono lì, in prima fila a battere le mani, annuire e dire bravo è vero!

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