Non mi piace citare altri ma vi sono momenti in cui una canzone, un pensiero letterario, rende tangibili i concetti comuni più di mille parole.
A volte, anzi, spesso le parole disorientano e ingabbiano persone e concetti etici inalienabili in forme di non pensiero specie laddove il confronto dialettico è inteso non come una risorsa culturale e democratica ma arma politica da schierare in contrapposizione tra i gruppi di potere.
In Italia si sta rasentando l’assurdo! Si stanno scardinando le fondamenta del libero pensiero e dell’informazione partecipata.
Si sta vivendo un incubo sociale ovattato, che assomma crisi di valori spirituali politiche economiche brucianti, tutto ciò è reso indolore da connivenze che hanno come unico scopo la sottomissione dei cittadini. Si sta tentando di distruggere la democrazia e la poca misera crescita collettiva strappata con fatica tra turni massacranti e pause pranzo tra la puzza di ferro olio cemento e l’odore della libertà accresciuta con le lotte che il sapere stimola.
Ora tutto sembra perduto. La guerra tra poveri è alle porte e i macellai sociali indossano lunghi camici bianchi su volti ben tirati e dal sano bianco sorriso stampato. Capelli in ordine, ben truccati, affacciati al balcone osservano le piazze. Istigano la plebe; la incitano a scovare il nemico. Un nemico preconfezionato, rilegato ai margini della società opulenta governata dagli affari condotti da loschi affaristi che si avvalgono d’abili untori e inducono la massa all’intolleranza.
Basta poco per essere intolleranti… basta essere ignoranti.