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domenica 11 aprile 2010

Gino Strada: avventuriero di pace in Afghanistan


Quando c’è in gioco la libertà personale di operatori umanitari che spendono le energie per aiutare ammalati e vittime delle guerre, quantomeno ci si aspetta piena solidarietà da parte dei rappresentanti di governo piuttosto che esternazioni politiche dettate dall’appartenenza governativa dei ministri. Gli schieramenti e i colori politici devono annullarsi e annullare partigianità e giudizi faziosi. Turba l’esternazione riportata dai media del sottosegretario agli esteri italiano Alfredo Mantica come risposta all’arresto dei tre medici italiani di Emergency in Afghanistan che testualmente ha detto:

"deve far riflettere Gino Strada e la sua organizzazione, che forse da umanitario fa un po' troppa politica". "Il governo italiano deve accertare la verità'", "mi auguro che la verità dia ragione a Gino Strada, ma ho delle perplessità".

Dal canto suo, Gino Strada, fondatore di Emergency ha detto: è iniziata una guerra preventiva per togliere di mezzo un testimone scomodo. I nostri medici sono stati rapiti dalla polizia del governo Karzai. Governo difeso dalla coalizione internazionale della quale fa parte anche l'Italia. Si tratta di un'aggressione grottesca e ingiustificata che non trova una spiegazione - ha ribadito Strada - Le accuse mosse al nostro personale sono approssimative e grottesche.
E, ancora, ha spiegato Strada durante una conferenza a Milano: è scattata una guerra ad un ospedale. La cosa non mi sorprende perché la logica della guerra è diversa dalla nostra. Nella guerra un ospedale è qualche cosa di strano e di anomalo perché cura e cerca di salvare le vite invece di distruggerle.
Gino Strada ha testimoniato che in Afghanistan sono state eseguite in questi anni 60 mila visite ambulatoriali e ci sono stati 10 mila ricoveri.
''Abbiamo curato feriti grazie al rispetto delle convenzioni internazionali. Fino a poco tempo fa i trattati venivano rispettati. Oggi tutto questo non è possibile. Dopo i bombardamenti non e' stato neppure possibile aprire un corridoio umanitario''.

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