lunedì 21 gennaio 2013

Vasco, l'uomo più semplice

vasco rossi
L'ho sentita e mi piace! L'ultima canzone di Vasco è allegra orecchiabile, testo leggero, ripetitivo, sottolineato dalla ritmica pop/rock che personalizza e firma le sue ultime canzoni.
Sì, decisamente è meglio staccare occhi e orecchi dalle cazzate che inondano televisioni giornali e web e farsi una dose di musica leggera che tira su meglio di una canna.
Vasco non dice niente di nuovo ma quei quattro minuti di parole condite con qualche riff di chitarra da rock classico pongono l'animo in un'altra dimensione. E le parole ripetono uno stile di vita propenso a cogliere l'attimo di una botta e via. Quel manifesto messo sotto accusa dai benpensanti:

“Facciamo bene a stare insieme stasera, facciamo bene perché siamo vivi, domani chi lo sa, te la prendi te la responsabilità'”. Così, canta Vasco, ne “l'uomo più semplice”.
Sbaragliando, dopo l'abbandono repentino del tour e i ricoveri in clinica, il timore che si era diffuso tra i suoi fans di un ritiro forzato e non poterlo rivedere più nei concerti dal vivo.
Ma lui ha la pelle dura e presto riprenderà il tour.
Anche se ancora non ci sono date ufficiali si vocifera che l'organizzazione “Live Nation” ci sta lavorando, i concerti saranno almeno quattro e nei prossimi giorni saranno resi noti sulla sua pagina di Facebook.

Ben tornato Vasco!

Scilipoti senatore in Calabria per il PdL?

domenico scilipoti
Ahi ruviiinaa!!!
Se le indiscrezioni giornalistiche sono vere mi piacerebbe conoscere cosa pensano i dirigenti calabresi del PDL sulla candidatura blindata calata da palazzo grazioli che impone Scilipoti nel seggio del senato della Calabria.

E sì, dopo averci sorbito Gasparri ora ci tocca Scilipoti! di bene in meglio! e il prossimo, chi sarà pappagone?
Appartenenze e schieramenti escluse, se la nuova impronta del popolo delle libertà è questa, chiedo agli esponenti e ai militanti del pdl, se hanno ancora qualche rigurgito di buonsenso, quando rialzate la testa e dite basta?

In Abruzzo c'è la rivolta dei dirigenti del pdl perché, sempre secondo indiscrezioni giornalistiche, pare che Cosentino voglia candidarsi a tutti i costi per evitare la galera e Berlusconi lo ha blindato in un seggio sicuro al secondo posto. Sembra che anche Razzi stia contrattando un seggio blindato.
Insomma, questi signori, presentano il conto al cavaliere, altro che liste pulite!

A questo punto, se fossi del PdL griderei a gran voce: meglio Dell'Utri! Almeno, da garantista, nell'incertezza e per la presunzione d'innocenza, lui, è un fine bibliofilo... ma si sa, quando ci sono affari per lo mezzo la cultura non conta. Nella spartizione e nella conservazione del potere ogni mezzo è lecito! E vince chi ha molti assi nella manica.

domenica 20 gennaio 2013

politica antimafia in campagna elettorale

Il pensiero dominante dell'antipolitica si misura concretamente nelle candidature antimafia e nelle quota rosa di liste e listini dei partiti.

courtesy Mario Iannino©
"vasi comunicanti" courtesy archivio M. Iannino

Politica, quote antimafia, quote rosa in parlamento e senato sono davvero indici di buona gestione del governo? mi spiego meglio: avere nel proprio cv un parente morto per mano mafiosa, terrorismo e quant'altro sinonimo di delinquenza, fa del titolare un buon dirigente o serve dell'altro?

Di sicuro rimanere vittime di mafia non è cosa piacevole. E chi resta in vita lotta contro il malaffare. Fa proseliti. Conferenze. Pone il suo tempo a disposizione della collettività affinché non si ripetano mai più crimini analoghi. Lo fa per se, per ricordare le vittime e per le nuove generazioni. certamente non per vedersi cooptato nell'arena politica nazionale o regionale. 
I marpioni dell'antipolitica conoscono benissimo gli umori del popolo e sono certi che il nome di una vittima, che sia di mafia o di guerra, meglio ancora se reduce di fatti freschi della malagiustizia, porta molti voti emotivi.

Negli ultimi decenni quanti sono state le vittime della mafia?
Oltre ai magistrati Falcone e Borsellino, Della Chiesa, Scopelliti, nomi eccellentissimi che sono diventati il simbolo del martirio civile; ma chi ricorda quelli delle scorte o dei tanti cittadini comuni taglieggiati quotidianamente?
Probabilmente pochi! Pochissime persone ricordano i nomi o conoscono gli imprenditori che lottano tutti i giorni o rimangono vittime ignote. Invisibili alla società perché non interessano ai media. Ma quelli diventati icone dell'antimafia sono ricercati dalle forze politiche.
Borsellino ha detto di no! Ha detto no con chiarezza a Ingroia e ha rifiutato il posto sicuro nella lista civica del magistrato motivando la sua risposta con argomentazioni che hanno fatto onore al suo reale impegno nella lotta contro le mafie. Mafie palesi che i giornalisti assegnano nomi luoghi e casati. Delinquenza comune, manovalanza e capibastone. E tutto si ferma lì. Al caso folkloristico delle lupare e dei ladri di polli che si ammazzano per la supremazia territoriale.

È confacente far diventare i drammatici fatti personali dei biglietti da visita da spendere continuamente nei talk show e aprire le porte ai giochetti della politica?

Stesso discorso vale per le quote rosa, tirate in ballo dagli strateghi per indorare la pillola e far sembrare equo e democratico il pensiero che guida le lobby presenti nei partiti per non farli sembrare tali e poter gridare inventive a quanti hanno gli occhi aperti e guardano alla gestione della cosa pubblica in maniera pragmatica.

Concludendo, i problemi attuali non sono le liste e le rappresentanze ma il pensiero che guida i partiti e le coalizioni. Le disuguaglianze create dal capitalismo e dalle ideologie antiumane attuate in nome dello spread da Monti e i partiti che lo hanno appoggiato e continuano a osannare la famigerata agenda Monti.


sabato 19 gennaio 2013

le ingenuità di Ingroia, sinonimo di buona politica

Ho seguito un po' la nuova trasmissione di Lucia Annunziata: “leader” e, a dire il vero, mi è sembrata un po' incasinata. A mio avviso, l'eccessivo permissivismo ha messo in crisi la conduttrice, mentre il furbo Sallusti, da navigato provocatore, ha tentato di giocare la carta del casinaro, ha agitato le acque per screditare Ingroia su un vizio di forma circa l'eleggibilità dell'ex magistrato nella città di Palermo e, a tratti, si è sfiorata la bagarre verbale.

Complessivamente, per quel poco che ho potuto vedere, lo spaccato televisivo ha messo in luce alcuni aspetti del movimento capeggiato da Antonio Ingroia e confermato l'assenza di amor proprio di alcuni soggetti che pur di fare il gioco del padrone hanno liberato cazzate a profusione.

Ingroia è stato chiaro e il suo impegno in politica può essere riassunto così: i partiti politici non sono affidabili! Non fanno una buona politica. E da magistrato l'ha costatato in prima persona specialmente nell'espletamento del suo incarico.
La sua formazione non è un nuovo partito politico ma una lista composta da persone della società impegnati in battaglie civili contro il malgoverno e le malversazioni degli organi dello Stato.
Tra queste Ilaria Cucchi, che ha lottato da sola contro la parte marcia della legge. Quella legge che tortura fino alla morte quanti cadono vittime della bieca violenza di poliziotti, carabinieri e secondini, coperti dall'omertà di alcuni pezzi operanti nelle strutture parallele al mondo carcerario.

Il movimento ha dimostrato una certa ingenuità, e i nemici ne hanno abusato nell'immediatezza. Nonostante la passione impiegata nell'impegno sociale di alcune battaglie dei presenti, ancora molti di loro non sono avvezzi alle strategie del confronto politico privo di fair play e all'attacco prevaricatore dei giornalai di parte. Ma i cittadini attenti che non ne possono più dei tatticismi politici hanno capito e apprezzato la buona fede di Ingroia e compagni.

venerdì 18 gennaio 2013

quel moderato di Bersani che non vuole fare Robespierre

Ho sentito dire a Bersani: non sono Robespierre! Io non vado a tassare i grandi patrimoni; c'è l'imu come tassa patrimoniale...
Parla a ruota libera il leader del pd, attento a non impaurire i moderati.
Certo, è furbo il nostro che fa l'occhiolino alla vecchia borghesia e ai capitalisti che affiancano l'agenda Monti; con questo non si vuole puntare il dito accusatorio su Bersani o altri che si definiscono “moderati” per arrivare al potere ma neanche fare l'apologia di una rivoluzione sociale impossibile in Italia.
Impossibile per cultura e mentalità inculcata negli anni dalla cattiva politica, che non dice basta fino a quando non tocca il fondo. Ed è solo quando ha toccato l'abisso che scatta la molla della rivoluzione, la stessa scaturita dalla rabbia dei cittadini francesi che ha terrorizzato la nobiltà e fatto assurgere a capo temuto l'avvocato Maximilien Robespierre.
Da noi è difficile che avvenga una sommossa sanguinaria e neanche lo vogliamo! Vogliamo una rivoluzione culturale; un giro di vite delle coscienze che risvegli il meglio della scienza filosofica e non generi altri personaggi nefasti. Quindi, tutto sommato, siamo d'accordo! Non serve un novello rivoluzionario che sparga lacrime e sangue tra i “ricchi” ma qualcosa che guidi l'idea cara ai sogni socialisti.

Anche se, Maximilen de Bersanì non suonerebbe male. :)


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