mercoledì 10 marzo 2010

verso le regionali del 2010, consapevolmente!


Non credo di essere il solo a non avere capito la strategia dei dirigenti nazionali dei partiti interessati alla competizione politica delle regioni d’Italia.

La querelle politica vede interessate le realtà locali, figure conosciute, concittadini, conoscenti, parenti e amici che conoscono benissimo le problematiche inerenti al territorio. Conoscono le persone perbene e le malavitose; gli imprenditori seri e i farabutti. In poche parole, sono parte integrante del tessuto sociale nostrano. Quindi, basta fare 2+2 per capire se il risultato è 4 oppure un numero approssimativo.
A dire il vero, da diversi anni i personaggi sono sempre gli stessi ma nulla cambia in concreto nella società calabrese e italiana.

Unico dato certo, nello spettacolo della politica, sono i continui litigi con relativo contorno melmoso condito di malcostume giornalistico.
A sentirli hanno tutti ragione. Urlano insulti e impongono leggi estranei al volere politico di un’enorme maggioranza di cittadini; gridano episodi personali per annichilire il nemico, toccando indegnamente la sfera privata. Affari, amori leciti e no; incontri sessuali prezzolati; insomma il peggio della turpitudine. D'altronde, gli agitatori di tessere sono dei maestri nel depistare l’opinione pubblica: si scopre uno scandalo e ne inventano un altro più accattivante per stuzzicare le fantasie morbose e catalizzare l’interesse della maggioranza acefala su questioni effimere.

La mancanza di rispetto dei fomentatori verso i cittadini è palese! Per averne contezza è sufficiente rivisitare le notizie degli ultimi anni e confrontare le proposte elettoralistiche con la realtà odierna; analizzare se le promesse sono state davvero mantenute; se sono state debellate almeno alcune incongruenze sociali e se le politiche nazionali seguono davvero il solco democratico auspicato dalla Carta Costituzionale e, quindi, in sintonia con le esigenze delle famiglie e dei cittadini.

Riprendendo il discorso sulla politica locale, al di là dei rapporti interpersonali che possono essere positivi o negativi, umanamente consequenziali alla vicinanza ideologica o amicale, è opportuno, specialmente qui, in virtù della conoscenza diretta e immediata, valutare concretamente le azioni dei candidati e sapere discernere la propaganda vaporosa dai progetti attuati e attuabili.

martedì 9 marzo 2010

manipolazione genetica o procreazione naturale?


La nascita è il minimo comune denominatore biologico che accomuna esseri umani, animali, vegetali e persino minerali nell’attimo della loro alterazione formale o biologica.
All’inizio, la vita è una sorta di pasta informe che assume segni e peculiarità nel tempo, fino a disegnare fattezze consone al modello corporeo conosciuto. Insomma, qualsiasi forma di vita, nel nascere si manifesta come una sorta di semilavorato che prende sembianze ben definite nel tempo, in ossequio al suo dna.
Non basta nascere, dunque, per avere un corpo, un’origine, intesa come posizione sociale o geografica; è necessario costruire, conformare all'idea di corpo quel processo genetico conosciuto cui, infine s’impone un nome ben definito.

Nei vari linguaggi conosciuti dall’uomo, l’origine della vita risiede nella “madre”. Madre intesa come natura, prodiga nell’elargire una moltitudine di frutti.
Donna, madre di famiglia, incline ad accudire i figli, educarli, anche se non necessariamente o espressamente biologica.

Niente e nessuno è solo un corpo venuto al mondo per caso. Ogni cosa ha un’origine, un iter e un epilogo. Un’entità sociale che interagisce, si ammala; e da ammalati ci si rende conto di non essere soli. Si volge lo sguardo al cielo e s’indirizzano parole accorate alla mamma; insomma si penetra quel campo invisibile che trascende la materia; si dialoga con i cari estinti, con le Grandi Anime che abbiamo conosciuto in vita. Con la Mamma di tutti: Natuzza.

Natuzza, donna umile, mamma che piangeva di gioia quando era al cospetto della Mamma Celeste e di suo Figlio.
Natuzza, tratto d’unione tra individuo e società con i cenacoli di preghiera; presenza fisica intesa come sinonimo di esigenza materiale e spirituale per quanti hanno avuto la fortuna di conoscerla.

Antropologicamente, l’idea di “corpo vitale” trascende e plasma gli individui in carne ed ossa secondo canoni prestabiliti. Tutto il processo riproduttivo verte su forme di controllo antiche, comprendenti preparazione, semina e cura delle colture vegetali e animali.
Oggi, il modello di bellezza impone canoni visivi differenti dal passato.

Dall’imposizione della bellezza alla riproduzione, dal vigore al pudore, dalla salute al look. Insomma, modificazioni strutturali del corpo, basate su leggi estetiche non scritte ma che trovano riscontri apprezzabili nell’altro sesso. E se in passato alla parola “uomo” si associava un corpo mortale e anima immortale, quindi concetto trascendente a immagine e somiglianza di Dio, la filosofia di vita contemporanea ha segnato il trionfo dell’immanenza, la morte di Dio e dell'anima.

Oggi il mistero del corpo, della vita stessa è pura scienza, codice genetico. Medici e scienziati sono i nuovi sacerdoti che determinano la nuova realtà vitale, interpretano i codici del Dna e li modificano secondo un modello biologico di perfettibilità. Creano il granoturco e la patata trans genici, dimenticando gli effetti che il consumo di carni adulterate conosciute col termine “mucca pazza” hanno prodotto sull’uomo.

interpretazione creativa del vivere


Libera interpretazione poetica del vivere terreno


L’uomo, giacché immagine, quasi fedele, dell’Essere Supremo, tenta di eguagliare le gesta del Creatore. Alcuni si sentono talmente grandi da voler sottomettere il mondo intero, altri includono l’universo mentre una piccola parte si accontenta di dialogare con Lui.

I pochi uomini che si raccolgono in meditazione riescono a volare alto; veleggiare sopra le meschinità, le tracotanti beghe e le irresponsabili decisioni assunte da emeriti strunz. Strunz dalle gesta platealmente sconsiderate che riescono con estrema naturalezza a deturpare presente e futuro ambientale, economico e sociale d’intere nazioni.

Sulla terra ferma siamo concretamente avvezzi a celebrare ricorrenze, fare proposte d’intenti; raccogliere fondi per gli struzzi in via d’estinzione e nel frattempo comprare mitragliette per il tiro al bersaglio sui bambini del terzo, quarto e quinto mondo. Insomma, siamo orgogliosamente padroni di calpestare allegramente la dignità altrui!
E sì; l’uomo terreno interpreta creativamente le regole comunitarie e le modifica secondo il proprio esclusivo interesse. E se il risultato finale non collima con il resto della plebe pazienza! Come disse il marchese del Grillo: mi dispiace ma io so io e voi non siete un cazzo!

lunedì 8 marzo 2010

Sognatori, poeti, liberi pensatori, artisti: categorie estinte?



Libera interpretazione poetica del vivere terreno

L’uomo, giacché immagine, quasi fedele, dell’Essere Supremo, tenta di eguagliare le gesta del Creatore. Alcuni si sentono talmente grandi da voler sottomettere il mondo intero, altri includono l’universo mentre una piccola parte si accontenta di dialogare con Lui.

I pochi uomini che si raccolgono in meditazione riescono a volare alto; veleggiare sopra le meschinità, le tracotanti beghe e le irresponsabili decisioni assunte da emeriti strunz. Strunz dalle gesta platealmente sconsiderate che riescono con estrema naturalezza a deturpare presente e futuro ambientale, economico e sociale d’intere nazioni.

Sulla terra ferma siamo concretamente avvezzi a celebrare ricorrenze, fare proposte d’intenti; raccogliere fondi per gli struzzi in via d’estinzione e nel frattempo comprare mitragliette per il tiro al bersaglio sui bambini del terzo, quarto e quinto mondo. Insomma, siamo orgogliosamente padroni di calpestare allegramente la dignità altrui!
E sì; l’uomo terreno interpreta creativamente le regole comunitarie e le modifica secondo il proprio esclusivo interesse. E se il risultato finale non collima con il resto della plebe pazienza! Come disse il marchese del Grillo: mi dispiace ma io so io e voi non siete un cazzo!

domenica 7 marzo 2010

effetti collaterali del decreto interpretativo


Il decreto legge interpretativo, varato dal governo per sopperire al pasticcio combinato dai dirigenti del pdl delle regioni Lazio e Lombardia esprime l’ennesima azione unilaterale atta a salvaguardare, per certi aspetti, la libertà d’espressione degli elettori che si riconoscono nelle linee guida del partito di governo e l’arroganza del potere di chi impone pezze giustificative in tempi e metodi inopportuni.

Gli effetti collaterali, riscontrabili a pelle nell’opinione pubblica, evidenziano un generico allontanamento dei cittadini dalla politica, demotivati da assenza di dialogo e democrazia, coinvolgimento reale nella soluzione dei problemi e, ancor di più, scoraggiati dalla gestione dilettantesca e vessatoria che rende insopportabile persino la visione di parolai tronfi e demagoghi nei mass media.

Decreto inopportuno, quindi, ma che evita una competizione elettorale priva di concorrenti dal sapore dittatoriale. È inimmaginabile, in Italia, gareggiare da soli; un monologo; sarebbe come giocare a palla col muro. Decidere da soli quando iniziare e finire il gioco… (?)
La democrazia è tale se vi sono molteplici correnti di pensiero. Per cui, da una parte può essere ritenuta giusta e saggia la decisione del Presidente della Repubblica Italiana Giorgio Napoletano di apporre la firma al decreto e dall’altra rimane ferma la considerazione che diventa diseducativo cambiare le regole del gioco mentre la partita è in atto e peggio ancora imporle.

Se fosse stata una decisione corale, frutto di un’intesa democratica, non avrebbe dato adito a schieramenti, più o meno condivisibili.

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