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lunedì 16 dicembre 2024

Raccolte per i bisognosi


 



Donazione, baratto, profitto?

Raccolta indumenti usati.

La scritta compare tra i disegni che li illustrano e gli altri indirizzi a cui fa capo il cassonetto della raccolta. Onlus. C’è scritto. Che tradotto significa: opera benefica. Quindi si presuppone una certa dignità anche in chi deposita vestiti, borse, scarpe e anche oggetti utili alla prima infanzia quali passeggini porta enfant e quant’altro. Anche giocattoli e libri. Onlus: organizzazione senza scopo di lucro di utilità sociale…

Nei fatti è una discarica.



Un centro di raccolta differenziata inutile a chiunque abbia bisogno della merce depositata, pulita e stirata perché lasciata all’incuria delle persone e alle avverse condizioni atmosferiche. Le buste, ben sigillate all’inizio, sono lacerate da animali a 4 e 2 zampe. Una famiglia che solitamente cerca l’elemosina davanti ai supermercati cerca tra gli indumenti. La mamma apre i capi e valuta se possono essere buoni per coprire i figli e lei stessa. E alla fine lascia tutto sparpagliato e va via. La boutique non ha quello che lei cerca! Intanto, inutile sottolinearlo, ma lo faccio comunque perché necessario, le persone veramente bisognose che magari aspettano di vestirsi con i panni offerti dai cittadini e raccolte dalle organizzazioni benefiche rimangono senza. I vestiti sporcati dalle intemperie e dal piscio degli animali randagi rimangono all’addiaccio. Incustoditi a sporcare le strade divenendo un pericolo anche per la viabilità delle persone e delle macchine.

Affianco agli armadi di recupero degli indumenti ci sono anche i bidoni della raccolta dell’olio usato. Larghe chiazze maleodoranti lasciano intendere che qualcosa non funziona anche in questo tipo di riciclo.

Le intenzioni, all’inizio, sono tutte buone e degne di encomi salvo, poi, riconsiderare i reali effetti benefici della intera filiera che, tralasciando le intenzioni dei benefattori, diventano un problema al valore aggiunto iniziale.




Lo straccivendolo d’antica memoria è tutta un’altra storia.

Passava col suo carretto. Sostava nei rioni e lanciava il suo segnale. Una voce accompagnata da rumore di uno strumento improvvisato o dallo scampanellio di un campanaccio solitamente attaccato al collo degli animali al pascolo. E barattava i capi in disuso con degli oggetti semplici: pettini e pettinini, fermacapelli, imbuti, spillette da balia. Allo straccivendolo interessavano anche i capelli delle signore e le trecce avevano un valore enorme: erano pagate in lire! Le persone informate dicevano che i capelli servivano per le bambole altri per le parrucche ma dovevano essere di prima qualità.

Donazione, baratto, o profitto?

Difficile dirlo. Di certo, possiamo affermare che, gli umani si muovono solo se hanno un tornaconto. E il compenso non è necessariamente economico. Alcuni sono mossi da forze interne. Da situazioni intime inspiegabili. Lo fanno e basta! Senza pensare alle conseguenze. Intanto io faccio poi si vedrà.

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