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mercoledì 10 luglio 2024

A chi giova la guerra?

 

"ospedale pediatrico, Kiev"

Un altro giorno archiviato.

Il tempo passa e sembra che quanto accade nel mondo non ci riguardi fintantoché gli attori interessati al martirio sono lontani geograficamente e diversi da noi. Neppure le aberranti azioni generate dalle menti malate toccano nel profondo le coscienze e incitano a uno scatto solidale di ribellione. Le guerre mentali sono peggiori di quelle fisiche, a volte. E mentre la distruzione  continua a mietere vittime innocenti in Ucraina e in medio oriente, queste le terre martoriate dai bombardamenti che ancora attraggono l’interesse dei mass media, noi “occidentali” aspettiamo avvolti in una nuvola d’ignavia che qualcosa o qualcuno ponga fine agli eccidi generati dagli stati assassini.

La guerra brutta non distrugge ospedali e case devasta le coscienze! Inutile dichiarare “crimini contro l’umanità” gli episodi più cruenti. È l’azione barbara che imbruttisce condottieri violenti e popoli soggiogati che deve essere ripensata. E non è certo un confine o una lingua, una religione o le gerarchie imposte da ordinamenti manichei che intendono ripensare e mettere in atto un nuovo rinascimento di bellezza.

 La violenza è energia. Fuoco esplosivo che può annientare o generare vita se sprigionato dalle sacre scintille dall’amore.

Secondo le teorie dei maestri del pensiero i mali peggiori da debellare sono quelli che nascono dall’ego. È, principalmente, l’esaltazione dell’essere tronfio e smoderatamente narcisista che acceca e ubriaca gli animi. È quel sentimento di rivalsa contro l’altro, quel voler primeggiare a ogni costo l’innesco esplosivo di ogni conflitto. Ecco, se riuscissimo a trasformare l’energia virulenta che muove le azioni peggiori dell’animale pensante ma irragionevole in energia positiva, certo non trasformeremmo la terra in paradiso dall’oggi al domani, ma quantomeno potremmo sperare di essere fautori di lacerazioni del pensiero assuefatto al dominante e aprire uno squarcio nelle nebbie mentali sottomesse all’ovvio quasi fosse una condanna karmica.

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