“Contro il superficiale dominio dell'ovvio”.
Perché questa frase?
Sembra una banalità scrivere un a frase del genere eppure molti fatti ricorrenti si reggono sull'ovvietà. Le incomprensioni nascono e si moltiplicano sulle questioni che sembrano scontate.
Anche nei rapporti semplici come andare in una struttura pubblica, per chi conosce i meccanismi, ogni azione dovrebbe essere assodata, ma non è così.
E mi spiego:
Chi lavora in un ambiente pubblico o privato e ha acquisito dimestichezza con spazi e tecniche che determinano le caratteristiche aziendali dà per scontato che anche chi vi accede per richiedere i servizi sia al corrente dei meccanismi gestionali erogati.
Non è così!
Spesso chi richiede, se pur con una certa frequenza, determinati servizi ha altro per la testa e si affida alle basilari indicazioni ricevute. Supponendo di conoscere le dinamiche si avventura, fa code, chiede informazioni ma quasi sempre trova qualche ostacolo burocratico da risolvere.
L'intoppo è in agguato.
Come nel caso di una visita medica specialistica fissata attraverso il CUP (centro unico di prenotazione del presidio sanitario regionale) con tanto di data, ora e indicazioni per raggiungere lo studio dello specialista.
Senza addentrarci nella dinamica perversa dei fatti subiti diciamo che la realtà ha superato i confini dell'ovvio.
In base all'appuntamento, così come strutturato da protocollo, l'attesa e la relativa visita avrebbe dovuto esaurirsi in non più di qualche ora invece … .
La pratica amministrativa è stata farraginosa. Non mi dilungo. Testimonio solamente che quanto si sarebbe dovuto espletare in 2 ore al massimo, tra gli invii ai vari sportelli per le vidimazioni e la richiesta di esami clinici non contemplati neppure dal medico di base, l'ovvia visita medica specialistica è rimandata.
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