In soffitta.
*'Nto chjankatu nc'era tuttu. Puma, castangni nsierti, hjcundiani, paniculu e puru i passuli. Na vota on c'era u frigoriferu e a provvista po nviernu era chissa.
L'anziana donna, pelle e ossa dai capelli sottili color neve, racconta e affida al vento gli anni della sua gioventù. Gesticola com'è d'uso. Fa gesti lenti e misurati come se avesse davanti qualcuno.
Seduta sull'uscio osserva i cambiamenti epocali.
Ti para ca è tuttu buoni? E no cara mia! O n'è tuttu buoni. Nc'è u buoni e u malu. E tu ammu u sai.
Nanna cu ccu parri?
Nenta figghja mia parrava sula. Duva vai?
Vinni u ti truovu cuomu a cappuccettu russu. Ahahahh. Però vinni senza u lupu ahahahah.
Cchi si beddha ti piacia u chjcchjiarijj sempa attia. Buonu buonu megghjiu eccussì.
Scene usuali queste, nei paesi dove ancora i rapporti sociali sono coltivati con empatia.
*(Un tempo, in quasi tutti i paesi calabresi si usava stipare le conserve alimentari in soffitta da consumare in inverno quando la natura non dà momentaneamente i suoi prodotti: Mele, castagne, granturco, uva appassita...).
Trasa ca ti dugnu na puocu e pàssuli. chissi sì ca sù durci sani o sti porcheìì chi vi mangiati oja vui giuvani.
No nanna on da vuogghjjjiu on mi piaciunu. mi piaciunu sulu 'nte i durci e Notala, nte nipitelli.. uva secca e noci mischiati nel sanguinaccio ma da soli i chicchi dell'uva no!
No, non è il paese di marzapane delle favole racchiuso nella bolla di vetro. È il paese dove la socialità è un valore aggiunto non dall'istruzione scolastica e dai saperi acquisiti sui libri o dalla sterile esposizione virtuale che si è insinuata nelle nostre vite e ha fatto della realtà un palcoscenico effimero ma dalle vicissitudini che la vita ha riservato alle comunità cresciute coi valori etici rinsaldati dal fuoco sacro e umile del focolare domestico.
È il valore aggiunto!, fatto di esperienze serene, a volte rese felici da accadimenti programmati come i matrimoni e le nascite oppure da quelle cadenzate dalla natura benigna curata dall'uomo che vede in un abbondante raccolto o una buona vendemmia il senso della vita.
Ma, a ben guardare pare che anche questa realtà, fin ora, incontaminata dagli infimi sentimenti ingigantiti dall'egoismo, per certi aspetti, sembra stia capitolando.
L'egoismo, la voglia di supremazia, l'invidia si sono insinuati quietamente anche nelle teste dei semplici. Hanno sussurrato pensieri vanagloriosi. Tutti vogliono essere influencer!
Beh sì. La nostra non è più una comunità rurale che stipa la soffitta di beni di prima necessità in previsione dell'inverno. Quella che si sta vivendo, che molti subiamo, è uno spaccato virtuale prepotente che ruba tempo alle esistenze posizionate sui nastri di partenza motivate dalla possibilità di potere raggiungere una inarrivabile chimera.
Una condizione immateriale che consuma energie vitali per salire sul podio di un ipotetico traguardo e indossare la medaglia d'oro dalla durata di pochissimi attimi di vanagloria.
Un battito di ciglia ed è finita.
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