Dopo lo sfacelo targato Scopelliti
che, con la geniale modifica apportata alla legge regionale, è
riuscito persino a fare rimanere fuori dal consiglio regionale la
candidata di FI alla presidenza Wanda Ferro surclassata
di misura da Mario Oliverio, siamo in zona rossa, o, forse, è
più opportuno dire rosata visto l'annacquamento dei valori che
contraddistinguono la sinistra al governo.
Come ben si sa, Oliverio si è
insediato da qualche mese. Ha voluto fermamente le dimissioni dei
dirigenti regionali (che sono rimasti comunque a comandare e prendere
decisioni sui destini dei calabresi) e ha nominato una sofferta
quanto minuscola giunta.
Oliverio si aspettava di assumere e
guidare, oltre che la presidenza regionale, anche la sanità.
Ma la nomina di commissario alla
sanità, precedentemente affidata dal governo centrale, quindi dal
duo Renzi e Lorenzin, a Scopelliti e successivamente a
Pezzi, è andata, per volontà governativa ad un signore che
se pur di origini, da parte di padre, calabresi, è sempre stato
lontano dagli impicci della Calabria. Sarà un caso che la sua
attività politica e tecnica, l'ingegnere Scura l'abbia
praticata in Toscana?
Che Renzi non si fidi dei
calabresi? Eppure, durante la campagna elettorale è venuto in
Calabria. Ha fatto promesse. Si è dimostrato attento ai problemi
della Calabria.
Perché, viene da chiedere, non ha dato
l'incarico al presidente della regione così come lo ha dato a
Scopelliti? (sappiamo bene che c'è stata una forzatura, basta
guardare le date d'insediamento di Oliverio per capire che non
era ancora in atto la modifica alla legge che ritiene incompatibile
la funzione di Presidente con quella di Commissario).
Ma queste sono cose notissime. Quindi
andiamo oltre.
La novità, potremmo dire, si chiama
sfiga. Che associata ai tagli fatti alla ferrovia dall'allora super
manager Moretti in quota PD isola Calabria e
Sicilia.
Il crollo del viadotto Italia impone la
chiusura del traffico tra gli svincoli di Lagonegro e Sibari.
La Procura di Castrovillari ha
nominato due consulenti col compito di effettuare verifiche e
controlli sulla struttura della Salerno-Reggio Calabria, nei
pressi di Laino Borgo, nel tratto in cui, appunto, è crollato
il viadotto e morì un operaio che stava lavorando sulla campata ora
sotto sequestro.
Resta il problema della viabilità e
delle conseguenze sull'economia di Calabria e Sicilia. Gli
autotrasportatori dirottati sulla direttrice adriatica ed il
traffico privato nel labirinto di strade statali e interne che
allungano di molto i tempi non esportano un bel vedere e non
incentivano certo il turismo.
In poche parole: Oliverio deve
darsi una mossa. Se vuole davvero che la Calabria risorga deve
investire il governo centrale. Esigere celerità e maestria negli
interventi decisionali.
Deve smetterla di fare proselitismi.
Essere pragmatico. E se il caso, decisionista.
Ha già parlato troppo! E dopo le
parole necessitano i fatti.
Non siamo più nelle condizioni sociali
che ci consentono di dilungarci e misurarci in interminabili esercizi
dialettici. Il gioco delle parti non serve. È inutile e dannoso.
Quindi inaccettabile.
E Mario Oliverio ha detto questo nella
sua campagna elettorale. Lo ha ribadito anche nell'incontro di
Lamezia coi disoccupati. Ma con le belle parole non si mangia