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lunedì 17 marzo 2014

Crimea, sanzioni UE e Usa agli uomini più esposti

La Repubblica autonoma di Crimea decide di stare con la Russia.


Se i referendum rappresentano la più alta forma di democrazia decisionale del popolo vorrei che qualcuno mi spiegasse perché la Crimea che, decide appunto, attraverso un referendum popolare e raggiunge un risultato plebiscitario (quasi il 97%) di annettersi alla Russia, su cosa si basano le sanzioni dell'UE e dell'USA.

Nella Treccani.it trovo scritto che la Crimea, penisola dell'Ucraina, Costituisce una Repubblica autonoma con capoluogo Simferopol'.

Allora, dove sta il problema? Se non ci sono stati brogli elettorali e non ci sono state coercizioni di vario tipo che abbiano potuto influenzare le decisioni dei cittadini, le sanzioni imposte a pochi uomini di primo piano nella vicenda sembrano il frutto di una decisione irrilevante e inefficace buttata lì per far finta di essere in disaccordo con il popolo della Crimea che ha deciso di “tornare a casa” come riferisce qualcuno davanti alle telecamere.

D'altronde, come dare torto a chi si oppone alla politica scellerata della Merkel ed agli ostacoli messi dalle banche?

In Italia abbiamo sperimentato sulla nostra pelle le assurdità imposte dall'UE e dalla Troika.
Per mantenere fede ai numeri moltissima gente è morta oppure si è trovata nell'inferno stritolata da debiti, banche, strozzini e infine da equitalia.

Abbiamo amaramente constatato che la recessione non si ferma con l'austerità, i tagli, le privatizzazioni che sono un regalo ai ricchi di pezzi di territorio o opere d'arte nazionali svenduti a quattro soldi.

Potrei anche essere in disaccordo con quanto è successo in Crimea, ma loro hanno preso una decisione liberamente e noi dobbiamo rispettare la loro decisione.
in Crimea ritorna il rublo.
Magari ritornassimo anche noi alla lira. Ad una divisa forte che promuove il lavoro e non lo uccide. Una moneta che calmieri gli stipendi e il mercato. Un mercato a misura della lira e non dell'euro che raddoppia se non triplica il valore dei prodotti mantenendo paghe da fame nelle tasche dei cittadini.

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