E Monti ritorna a ordire trame al riparo da occhi e orecchi indiscreti.
Finito il tempo della
campagna elettorale e presa la batosta, il prof nasconde i suoi
pensieri alla stampa e ai cittadini italiani; tenta incontri con i
maggiori leader delle forze politiche a lui consone ma nulla è dato
sapere. Dopo Casini e Renzi dovrebbe toccare a Bersani, Berlusconi e
infine a Grillo quale esponente della “pancia” degli italiani.
Dal canto suo, forse, il
Presidente Napolitano, visti i risultati delle urne e le intenzioni
nebulose dei partiti presenti, potrebbe pensare a un governo del
Presidente. Ma Lui, come si sa, termina il settennato tra due mesi e
non può imbarcarsi in una avventura simile. Quindi?
Si potrebbe ipotizzare una
proroga nei suoi confronti fino alla soluzione politica del problema,
anche perché sarebbe impensabile un altro governo tecnico che, come
si è abbondantemente visto, quello di Monti non ha avuto niente di
tecnico ma moltissimo di politico (basta pensare agli interventi
fatti dalla Fornero contro le classi deboli e i dipendenti tesi a
“migliorare mobilità e carichi di lavoro” da ciò l'abolizione
dell'art. 18 dello Statuto dei Lavoratori). In merito è opportuno
ricordare i tagli traumatici operati dal governo tecnico di Monti in
maniera unilaterale, tagli che hanno abbattuto il potere d'acquisto
di dipendenti e pensionati ma non hanno per niente intaccato gli
stipendi d'oro di dirigenti e parlamentari. Restrizioni che, viste e
documentate dai media e che bruciano sulla carne viva dei più
poveri, hanno di fatto amplificato le paure collettive.
Il compito del prossimo
governo è arduo. Senz'altro i sacrifici aumenteranno. E a questo
punto, è improrogabile una presa di posizione netta per chiunque
andrà a governare: equità e parsimonia! Queste le linee guida se si
vuole dare un segnale politico e ripristinare la fiducia tra
cittadini e istituzioni.
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