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mercoledì 16 febbraio 2011

150 anni di Unità fuori dal coro e dai festeggiamenti

Fuori dal coro


Stiamo assistendo alle battute finali. Le parti sono arroccate per difendere i rispettivi principi. Da una parte una mescolanza di pensieri politici disordinati che invece di lavorare e suggerire rimedi idonei per uscire dallo stallo istituzionale insegue emotività e ne produce altre. Nell’altro schieramento la situazione non è migliore. I falchi continuano a tuffarsi in picchiata sugli eventi contrari e attaccano chiunque tenti di espugnare il nido dell’aquila. La loro difesa è l’attacco frontale. Negano l’evidenza provocando sconcerto negli spettatori italiani che hanno dissentito e chiarito a gran voce che non desiderano più questo stato di cose mobilitandosi e riempiendo 230 piazze in Italia e 30 all’estero. Più chiaro di così si muore.
A questo punto, ci si aspetta uno scatto d’orgoglio e non l’ennesimo teatrino della bugia che mortifica le intelligenze degli italiani e pone l’Italia al pubblico ludibrio.

Di sicuro Berlusconi avrà le sue buone ragioni per non dimettersi, ragioni di Stato o politiche, ma anche se fossero personali, a questo punto, ha poca importanza; l’errore, se proprio è sfuggito a qualcuno ed è necessario trovarne l’origine, consiste nell’eccessiva continua tracotanza dei dirigenti che hanno trattato l’opinione pubblica da massa ignorante.
Da circa due anni i parlamentari di governo hanno eretto un muro di gomma e legiferato con continui decreti piuttosto che dibattere in parlamento i provvedimenti legislativi da adottare per affrontare emergenze e quotidianità. La maggioranza, di fatto si è dimostrata arrogante e per niente liberale, persino negli atteggiamenti con la stampa ritenuta “nemica”, vedi caso annozero e per ultimo il recalcitrante puledro La Russa che, occhi sgranati e narici sbuffanti, pesta i piedi a un incolpevole inviato che gli sta dietro per raccogliere notizie.

Insomma, se proprio dobbiamo tirare le somme quest’ultimo lasso di tempo non è stato positivo dal punto di vista democratico, interpersonale e neanche mediatico.

Volendo contestualizzare la vita quotidiana attuale con la ricorrenza dell'unità d'Italia e quanto si prefiguravano i padri risorgimentali, c'è ben poco di realizzato.
Abbiamo mortificato l'idea rivoluzionaria e seppellito coi fatti 150 anni di storia. Non male come epilogo!

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