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sabato 13 novembre 2010

la cultura come antidoto

La cultura come antidoto ai mali del mondo.


©mario iannino
m.iannino, 2010, t.m., tra spirito e materia
Se Maestri della storia dell’arte come Raffaello, Leonardo, Caravaggio e altri, non avessero goduto dei favori dei potenti del tempo e non fossero stati accolti nelle loro corti e avessero lavorato per loro, oggi sarebbero noti al grande pubblico?
La loro maestria pittorica tesa a trattare soggetti e tematiche commissionate dai coevi, oggi, avrebbe avuto lo stesso riscontro artistico e commerciale?
Si potrebbe liquidare il discorso, giacché se n’è dibattuto lungamente nel corso dei secoli, che a fare la parte del leone è stato il mecenate, il signorotto del tempo che, oltre a fregiarsi di cotanti personaggi illustri reclutati nella corte, ha commissionato affreschi e pitture per autocelebrarsi, lasciare testimonianza del suo passaggio e magnificarne le azioni.
Bravi artigiani, virtuosi del pennello e o dello scalpello, riuscivano a campare e far progredire la bottega e quindi i garzoni e le maestranze tutte a condizione che la loro bravura fosse apprezzata da chi deteneva ricchezza e potere.
Anche oggi è così! nonostante la rivoluzione culturale e l’indipendenza economica dei cittadini che curano gli aspetti alti dei linguaggi artistici.
Oggi l’artista, o il cultore, lo studioso, l’amante, il ricercatore linguistico, indipendentemente da chi comanda o governa, ha la possibilità e il dovere morale, emancipato dal ricatto economico e forte della libertà di pensiero, in atto negli Stati democratici, di esprimere i propri concetti in ossequio alla visione soggettiva dei fatti, all’analisi personale estrinsecata mediante tecniche e strumenti nuovi, evoluti, in armonia dei linguaggi e dei costumi. Perché le analisi prive di partigianerie apportano ricchezze nei cuori dei popoli e suggeriscono percorsi differenti alle menti aperte di chi guida i destini degli uomini. Ovviamente, la proposta culturale, l'opera artistica deve essere supportata dai mezzi di comunicazione di massa e dagli estimatori, perché senza la divulgazione, qualunque proposta è ininfluente.

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