Visualizzazione post con etichetta arti visive. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta arti visive. Mostra tutti i post

mercoledì 1 dicembre 2010

libertà espressiva e gioco creativo

©archivio M.Iannino
Mario Iannino, t.m., 2010; la grande A

Libertà espressiva e gioco creativo nelle opere dei Maestri contemporanei.


Jasper Jhons, Robert Rauschenberg, sono figure carismatiche dell’arte contemporanea. Entrambi esponenti della New Dada americana, come i cugini francesi del Nuovo Realismo, per esprimersi adoperano oggetti di uso comune in ossequio alla poetica dada di Marcel Duchamp.

Oggetti d’uso comune animano gli spazi visivi elaborati dagli artisti del ready made; che, rivisitati dal colore e dal gioco creativo assurgono a nova vita.

Nelle opere troviamo oggetti che solitamente vediamo quotidianamente ma che non guardiamo con occhi attenti; non indaghiamo e non accettiamo suggerimenti altri se non quelli insiti. Non diamo loro la giusta valenza visiva forse perché inflazionati dall’eccessiva esposizione oppure perché non riteniamo sia necessario e proficuo conferire valori poetici differenti da quelli comuni. Ma i simboli si prestano alle rivisitazioni più di ogni altra cosa proprio perché sono già dei contenitori di valori. E quand’è che detti valori fortificano concetti altri? Quando sono rivisitati e trattati come strumenti poetici, quando si riesce a trovare una poliedricità linguistica non necessariamente usuale che li faccia assurgere a elementi indispensabili del gioco creativo.
Gioco creativo che vede impegnati artisti come Mimmo Rotella che trascende la pubblicità effimera e s’inventa il decollage; Christo con impacchettamenti di monumenti; Dubuffet che abbandona la costrizione della forma accademica per rivolgere lo sguardo alla pasta e al gioco della stessa; alla libertà espressiva degli artisti atipici e quindi dell’arte brut.

domenica 26 settembre 2010

arte, dissacrare per esistere

aore12
Dissacrare per esistere.

Essere nel mondo dell’arte oggi significa provocare una reazione immediata, non necessariamente evoluta, semmai blasfema, che faccia parlare.

Per non cadere nella trappola strategica della comunicazione, citiamo debolmente un evento, che se fatto in una realtà di provincia, con pochi fondi e pochissima risonanza divulgativa, senza dubbio, il risultato sarebbe tutt’altro che positivo.

Premesso che sono un assertore convinto della positività catartica del fare creativo anche laddove le provocazioni culturali feriscono la morale comune, nel caso n questione, la scossa prodotta dall’artista è blanda e non serve a svegliare le coscienze, fare uscire dal torpore le menti e provocare reazioni. Insomma è un’ovvietà! Anche se concettualmente vestita dai media e dagli sponsor, rimane di un kitsch banale. Avrebbe potuto fare meglio!

La contestualizzazione culturale del fare creativo è d’obbligo.
È un dovere morale e intellettuale per gli addetti ai lavori partecipare alla discussione, invogliare al dialogo incentivare risvolti lessicali e ricerche specialmente se un’amministrazione pubblica impegna fondi e immagine in progetti culturali alti. D'altronde non si parla di sagre o folklore ma di un evento culturale che oltre a portare lustro e crescita per la collettività, espone la cultura nazionale al mondo intero. Per ciò, eventi simili non possono scadere in “purché se ne parli”.

courtesy archivio M.Iannino
M.Iannino, preservAzione o dell'azione preventiva
Ovviamente, la provocazione fa più rumore della proposta culturale che induce alla conoscenza e che da essa trae ispirazione. Per cui, è più semplice assistere a rappresentazioni pigre che non stimolano il pubblico e la società, non incentivano all’analisi profonda ma si accontentano della fugace quanto effimera botta alla pancia.
Fenomeno, questo che, superato il momento transitorio espositivo, lascia poco alla memoria storica, non rimane traccia di curiosità intellettiva né visiva nell’opinione pubblica, salvo eccitarla in seguito con operazioni pilotate.

Così facendo si mortificano quanti operano nel campo dei linguaggi visivi, non progettano eventi scandalistici, non affidano a giornali e lobby misere operazioni di mercato per raggiungere comodamente alte vette, perché coscienti che l’esplicitazione gestuale di un pensiero volgare e violento non ha nulla a che fare con i linguaggi dell’arte. Quindi,
Meglio prevenire che curare… è pedagogicamente scorretto lasciare intendere che tutto è arte.
Linguaggio, forse, messaggio esplicito, burlesco, ma non opera d’arte!

Post suggerito

Un salto in Calabria

  La scogliera di Cassiodoro è situata tra i comuni di Stalettì e Montauro, nel golfo di Squillace. L’affaccio sul mare è spettacolare! ...

divulghiamo bellezza!

a ore 12 ... ...at 12 o'clock ... post in progress, analisi e opinioni a confronto