Ritorno dopo tantissimi anni ma non per prendere il treno che un tempo da Cz Sala mi portava a Napoli, per studiare in collegio dai Salesiani. Oggi sono qui, nonostante la colonnina segni 31°, non per nostalgia, quella è sorta dopo lentamente guardando il piazzale vuoto e la recinzione tutt'attorno alla stazione ferroviaria che un tempo brulicava di viaggiatori, il pullman cittadino sempre pieno in entrambi i sensi di marcia, qualche taxi e macchine da noleggio che offrivano i servigi ai viaggiatori dei paesi limitrofi. Pensando al degrado in cui versa quello che fino a qualche decennio addietro rappresentava il bene della città quasi dimentico il motivo per cui sono in mezzo alla piazza della stazione. Fermo la macchina, scendo e:
Oltre i cancelli arrugginiti, sopra la pensilina tra i due binari, in cima al dirupo una scritta morsicchiata dal tempo stimola la mia curiosità.
Serro gli occhi per osservare meglio così da riuscire a decifrare le lettere stampigliate sotto le tegole, sul cornicione del vecchio fabbricato: “...IATA DITTA SAMA'BRUNO e figli FABB CHELATERIZIeCALCE
-CATANZARO SALA-
premiata ditta Samà Bruno e figli … esiste ancora qualche discendente, qualcuno che ha portato avanti il lavoro del capostipite Bruno?
Oltre lo slargo della piazza, nel budello, difronte l'istituto scolastico “Maresca” un'altra traccia di archeologia mercantile animava il quartiere. Qui le lettere sono davvero scomparse, con un po' di impegno si riesce comunque ad intuirne i commerci che avvenivano oltre l'enorme cancello in ferro battuto color ruggine: il consorzio agrario. Luogo importante e sicuramente frequentatissimo dai contadini e coltivatori della zona.
Entrambi i locali, eretti strategicamente nell'area nodale ferroviaria del capoluogo, non v'è dubbio alcuno, dopo avere visto e vissuto tempi d'oro languono.
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