Consultorio familiare, una conquista sociale del 1975

 

Ricordare i fermenti sociali è d'obbligo per le generazioni venute dopo gli eventi che hanno contribuito a formare le coscienze specie oggi in cui apparire è ritenuto un imperativo assoluto.

Si parla tanto della vituperata prima repubblica ma pochi si soffermano per comprendere quante “lotte” siano state portate a termine in quegli anni per il benessere della collettività.

I partiti politici avevano un senso e un ruolo. Iniziavano dai luoghi di lavoro e di studio a formare le coscienze collettive. Facevano proselitismi tra le persone perché il contatto umano e la dialettica erano ritenute risorse. Sviluppavano teorie e attuavano progetti finalizzati al benessere sociale già nelle scuole medie, tra gli studenti ancora imberbi. Incitava alla conoscenza, alla lettura e al ragionamento costruttivo. E c'era chi, appassionato, si iscriveva a qualche movimento studentesco o a qualche partito politico. Gli scontri ideologici erano quotidianamente superati con la dialettica.

In questo clima nacquero i centri sociali, i comitati studenteschi, il movimento femminista, i

consultori familiari, l'amore libero, l'autodeterminazione delle donne nel gestire in prima persona il proprio corpo e quindi la consapevolezza nel portare a termine la gravidanza nelle sue molteplici visioni dottrinali.

Nel 1975 furono istituiti per legge i consultori familiari.

In Italia il servizio sanitario nazionale apriva sportelli e assistenza alle famiglie offrendo loro una prima assistenza ai problemi che potevano esserci all'interno della coppia. Le prime beneficiarie furono le donne. Nei consultori trovavano risposte alla loro ansie le ragazze e i ragazzi. Potevano chiedere assistenza psicologica, delucidazioni sui metodi anticoncezionali e sulla sessualità.

Fu una sorta di terremoto per una fetta di Italia bigotta. Un terremoto salutare i cui effetti continuano ancora oggi tra i giovani e meno giovani che affollano le sale d'aspetto con gli occhi sui display intenti a chattare.



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