E poi, a sera, ti metti comodo, nella poltrona preferita e lasci andare la mano. Al principio cerchi solo di spegnere la mente. E non pensare. Mettere fuori la porta le notizie peggiori. Quelle notizie deleterie che avvelenano le coscienze peggio della pandemia che ci costringe a tenere alta la guardia.
La mano va. Traccia in una sorta di scrittura automatica segni e forme ataviche. Qualcosa prende forma sul foglio. E ti accorgi che non tutti i problemi sono rimasti fuori la porta.
Le tematiche serie si sono radicate e condizionano il subconscio.
Prendono forma. E non possono sfuggire alla dittatura critica razionale. I volumi si evidenziano. Le linee si allungano fino a dare forme concrete e assolutamente attuali:
l'Africa; la Calabria come terre da colonizzare. E la figura umana che assurge a simbolo universale della creatività spesso confusa, umiliata, posseduta e poco amata davvero: la donna!
Il tutto amalgamato dai chiaroscuri mentali delle forme dis-umane che allignano nei concetti predatori. Atteggiamenti marcescibili ma che al momento rendono profitti a chi attua i progetti. Il qui e adesso è un concetto imperativo.
Il bene comune è una idea alta e sublime che si lascia volentieri ai romantici. Ai donchisciotte del momento si pongono rebus sempre più contorti e poco apprezzabili dalla pochezza di pensiero della massa incolta protesa a far quadrare i conti col superamento delle difficoltà oggettive strumentalizzate ad arte dai negazionisti pragmatici. Personaggi in malafede, viscidi portatori d'acqua senza scrupoli. Servi sciocchi privi di dignità che alimentano meschine dicerie non solo per il gusto blasfemo di affossare qualcuno ma per guadagnare quei trenta miserabili denari nefasti.
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