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mercoledì 19 febbraio 2020

Calabria, Capitano Ultimo affianca Jole Santelli

Telelavoro. Videoconferenze. Alta velocità. Rendono irrilevanti le distanze fisiche e non determinano barriere reali tra le persone.
Per questo non si può imputare nulla alla presidente della regione Calabria Jole Santelli se ritiene di dovere lavorare e espletare la sua funzione istituzionale nella sede della delegazione calabrese romana.

Altra cosa è la designazione ad assessore della regione Calabria di un valoroso servitore dello Stato che, per motivi di sicurezza per sé e i congiunti, è costretto a indossare un indumento allo scopo di mantenere riservata la sua fisionomia.

La nomina del “capitano Ultimo” pone alcune considerazioni. La più inquietante è la seguente:

la Calabria è messa così male da dovere essere tenuta sotto attenta osservazione da un militare che si è distinto per il suo impegno nella lotta contro uomini delle cosche mafiose e malavitose?

E la politica?
Non poteva essere nominato assessore all'ambiente un esponente politico affiancato da un magistrato? Da un tecnico? Da una persona che ha alto il senso della legalità e dello Stato?

Cioè, dare peso e fiducia alla politica alta che si avvale delle esperienze delle risorse dello Stato impegnate contro il malaffare?

Se così è allora la Politica e quindi la gestione del territorio in ossequio al senso dello Stato non ha saputo esprimere il meglio di sé, non ha saputo governare le contraddizioni sociali. Non ha saputo arginare i bisogni. Le povertà! L'inciviltà e la sottocultura.

Il capitano Ultimo, così come il procuratore Gratteri non possono essere il simbolo della gestione politica. Sono il simbolo della corretta azione giudiziaria. Sono il simbolo della lotta al malcostume. Sono la forza esercitata dallo Stato contro chi delinque.

Altra cosa è la classe politica.

Politica è la gestione corretta delle coscienze. È l'evoluzione culturale delle genti. È presenza sul territorio. È mediazione. Soluzione di bisogni. È Scuola. Arte. Cultura del bello! Non certamente amplificazione delle paure e delle meschinità perpetrate da avidi affaristi. E la nomina di uno stimato e valoroso militare non dà alla dirigenza politica la giusta e desiderata “normalità” intellettuale intesa e voluta dai calabresi.

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