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sabato 9 settembre 2017

Ape social, un bluff?

Ape social. Arrivano i primi responsi.

Molti rimarranno delusi.


Sembra la solita presa in giro all'italiana la motivazione con cui l'INPS rigetta la richiesta di accesso all'ape social ad una persona di 64 anni che da circa venti anni è disoccupata e priva di ammortizzatori sociali quali la disoccupazione o altro ma che però ha versato nelle casse dell'inps 30 anni di contributi da dipendente, co.co.co e altre diavolerie escogitate di volta in volta dai governi che si sono succeduti.

La motivazione del rigetto ha dell'assurdo.
Sembra una beffa alla sana condotta di chi ha deciso di darsi da fare e lavorare in proprio senza pretendere o pietire alcunché dagli organismi delegati dallo Stato per salvaguardare i cittadini che rimangono privi del lavoro.

La lettera dell'INPS ha del ridicolo.
Forse è colpa del burocratese locale che si limita a eseguire alla lettera le direttive nazionali: “gentile signore, siamo spiacenti nel comunicarle che non è stato possibile accogliere la domanda in oggetto per il seguente motivo:
non si trova nella seguente condizione:
disoccupato a seguito di cessazione del rapporto di lavoro  da almeno tre mesi etc etc.,.. e da almeno tre mesi godere della prestazione per la disoccupazione spettante...”.

Cioè, essere disoccupati da oltre dieci anni non vale. non godere, nel frattempo, della disoccupazione è stato un errore. e un ulteriore errore è essere a carico del coniuge! Avere comunque versato i contributi come dipendente e in gestione separata da collaboratore non è stato sufficiente.
Lo Stato è lontanissimo dalle esigenze delle persone.
Sembra suggerisca:
Arrangiati come hai fatto finora oppure muori. Ma se proprio hai la pelle dura resisti fino ai 65 o oltre che se nel frattempo non cambia niente avrai la pensione sociale per raggiunti limiti di età.

Cari Renzi e Gentiloni, l'avete studiata bene questa legge che ha dato speranza a moltissimi cittadini rimasti senza lavoro non per loro espressa volontà ma per quello strano concetto di mercato del lavoro imposto dalle imprenditorie discutibili e dai governi farlocchi che favoriscono lo sfruttamento e il licenziamento “per giusta causa”.

C'era stata speranza in Monti ma ha saputo tagliare risorse anche lui solo ai deboli perché i potenti si son saputi tutelare. Le pensioni d'oro erano e sono tutele acquisite...

1 commento:

  1. Le lettere che l'Inps sta inviando agli esclusi dall'ape social, la dice lunga sulla superficialità di come sono state elaborate. Risposte tutte uguali, tanto che chi farà ricorso non sa neanche il motivo per cui è stato escluso. La legge è chiara: possono accedere all'Ape Social tutti i lavoratori licenziati e disoccupati che abbiano versato almeno 30 anni di contributi e con età minima di 63 anni e 6 mesi, provenienti sia dal settore pubblico che privato, e che non abbiano ammortizzatori sociali. L'Inps ha stravolto questa legge a proprio piacimento facendo una abbondante scrematura sulle domande ricevute, specificando che possono accedere all'anticipo pensionistico, solo chi fino a tre mesi prima dalla domanda di richiesta aveva perso il beneficio di ammortizzatori. Con questa mossa molto furbesca hanno escluso in un solo colpo proprio coloro che ne avevano più bisogno, e cioè tutti quelli che ormai da molto tempo, addirittura da anni, non hanno nessuna forma di assistenza. Come pure i licenziati dalle Pubbliche Ammistrazioni, che a differenza dei licenziati del settore privato, non possono usufruire di nessun ammortizzatore sociale. Pertanto, spiace dirlo, saranno tanti gli italiani che ancora una volta sarà presa in giro. Le politiche sociali in questo paese sono, ormai da anni da quarto mondo.

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