Palo Alto, California. È lì la sede
del social professionale denominato linkedin che spopola nel web e
abbatte i confini geografici.
Da qualche tempo ricevo email di amici
e conoscenti ma anche di perfetti sconosciuti che vogliono stare in
contatto con me. E siccome gli interessi culturali sembrano essere
comuni anche tra gli sconosciuti decido di entrare a far parte della
piattaforma sociale.
Rispondo e compilo quanto mi richiede la email inviatami da
un caro amico su linkedin, tralasciando, però, alcune notizie che
ritengo superflue.
La classica mail di benvenuto mi
suggerisce di entrare. Apro le varie schede e dopo la valutazione del
profilo, che sembra essere efficace e avanzata, mi collega agli
amici ed ai conoscenti virtuali.
La vetrina è selettiva ma, a primo
acchito, pare che l'interesse prioritario della piattaforma sia
quello di accogliere e far iscrivere quanti più utenti possibili
attraverso gli indirizzi mail e i numeri di telefono in rubrica. Per fare ciò, Linkedin chiede l'autorizzazione di
gestire alcune operazioni del mio tablet. Involontariamente do l'ok.
Ritengo doveroso, perciò, scusarmi con
quanti, risultando nella mia mailing list, abbiano ricevuto, l'invito
in automatico. E nel contempo ringrazio quanti, appassionati dagli
stessi interessi culturali e artistici, vogliono interagire e
dialogare mediante i linguaggi evoluti dell'intelletto racchiusi in
un gesto, uno strappo e nelle cromie essenziali che danno vita ai sogni.
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