C’è qualcosa di poco chiaro nella vicenda che riguarda
Marino, il sindaco voluto ed eletto dal PD e dalla maggioranza degli elettori
romani.
Un vecchio adagio così recitava: abbiamo perso la vista ed
ora ci preoccupiamo delle ciglia. E sì, perché di questo si tratta. Dopo che
Roma è stata annichilita dai saccheggi di gente priva di scrupoli, adesso il PD
che si dice garantista e per questo tiene in parlamento e nei posti di potere
della pubblica amministrazione periferica persone inquisite, adesso, dicevo, il partito
democratico si scandalizza per due scontrini. Due ammanchi nella finanza
capitolina perché il sindaco ha pagato con la carta di credito destinata alle
spese di rappresentanza due pasti consumati con la famiglia. Ma non è finita qui.
Il disegno in atto inizia con la questione della sua panda
che il sindaco guidava o parcheggiava nei posti destinati alle macchine di
servizio.
Ma i puritani del pd non ammettono che si faccia uso del
potere per scopi personalistici. Che grandi uomini! Sì, è veramente ridicolo.
È ridicolo pretendere le sue dimissioni. È ipocrita non
sostenerlo dopo avergli imposto la candidatura mostrandolo ai romani come il
volto pulito della società impegnata in politica vantandone la sua qualità di
scienziato e apprezzato chirurgo.
Contro Marino si è mossa la stampa e i poteri forti che
hanno le mani e gli interessi economici sulla
capitale, ma forse sarebbe corretto invertire l’ordine dei fattori: i poteri
forti hanno messo in atto tutto ciò che è in loro potere. Sono riusciti a
coinvolgere anche il papa con la vicenda del viaggio in America: Papa
Francesco, ingenuamente ha risposto alla domanda del giornalista: non ho
invitato il sindaco di Roma. E da qui è partita la manipolazione mediatica
sulle bugie del sindaco.
Bugie ingenue che non dovrebbero incidere sull'operato
politico di un primo cittadino se guardiamo alle inchieste aperte e archiviate
dalla politica in merito alla questione morale e dalla magistratura.
Il PD sbaglia a lasciare solo Marino. Sempre ché non ci siano
scheletri nell'armadio che non ci è dato conoscere.
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