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martedì 24 febbraio 2015

I calabresi e il lavoro

Non so se imputare alla strategia politica del nuovo Presidente della regione Calabria, Mario Oliverio, oppure se è opera della potenza divina che sta illuminando le menti ciò che sta accadendo in Calabria.
Di sicuro si sta realizzando la fine di un sistema.

"i calabresi e il lavoro"


Certe fondazioni a partecipazione regionale e gli enti in house sembra stiano per subire una sterzata decisiva dopo le amministrazioni catastrofiche dei rispettivi presidenti e consigli d'amministrazione che le hanno guidate.
Che stiano vacillando gli intrighi del potere?

Di fatto, senza entrare nel merito delle fondazioni che sono sotto i riflettori, gli enti in house della regione sembra che non abbiano adempiuto alla mission dei rispettivi statuti e che hanno, di contro, usato i fondi in maniera discrezionale.
Stando ai primi riscontri, saltano agli occhi le molte assunzioni che, se pure fatte con spirito clientelare, trasformano, dall'oggi al domani, i dipendenti in precariato e nuove povertà; nuovi problemi sociali ai quali la politica deve rispondere.

Gli errori, o per meglio dire, la mancanza di lungimiranza gestionale è equamente suddivisa in tutti quelli che si sono interessati alle rispettive vicende di Fondazione Tommaso Campanella; Terina, Arpacal, Whi not; Field; Calabria etica, Calabresi nel mondo. Tanto per ricordarne alcune.

Mario Oliverio lo aveva anticipato che avrebbe messo mano e riordinato enti in house e macchina regionale in ogni suo aspetto.
Guardando dall'esterno, però, ancora il cambiamento non si vede. E le altre nomine ancora non ci sono. Che stia combattendo (Oliverio) una guerra sotterranea contro poteri più o meno occulti?

Intanto in Calabria la fame di lavoro cresce minuto per minuto mentre la cultura langue sotto quintali di espedienti e rasenta il pressapochismo populista che spinge alla lotta tra poveri.

Con questi presupposti, non vorrei essere nei panni di Mario Oliverio.

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