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sabato 14 febbraio 2015

Detto tra noi

San Valentino quando arriva arriva.



Altan, 1980, da ""Detto tra noi", corsivi di Fortebraccio

Come tutte le ricorrenze, puntualmente, una volta l'anno, festeggiamo, anzi, immoliamo sull'altare del consumismo fino a rasentarne l'immoralità se lo rapportiamo a quanto sta succedendo proprio in queste ore nel mediterraneo, nella zona dell'ex Jugoslavia e in Italia, il sentimento più alto di cui si fregia l'essere umano: l'amore per l'altro.

L'ipocrisia spinge a fare gesti plateali, vomitare parole inutili, fare leggi per tutelare animali e uomini così da tacitare le coscienze.
In certe circostanze, e San Valentino è uno di questi momenti, tiriamo fuori il vestito bello e lo indossiamo convinti che i buoni propositi bastino per migliorare o correggere errori storici.
Sospendiamo momentaneamente i rancori. Spostiamo l'attenzione sulle positività e consideriamo solo i pregi della persona amata fintantoché siamo giovani e innamorati. Ma la passione non è eterna. Arriva anche il momento del disincanto. Ti fermi. Guardi indietro e realizzi che:

Eravamo giovani. Sognavamo di cambiare il mondo e invece siamo cambiati noi.
In politica ci siamo lasciati governare dagli eventi. E nel privato la politica ha influito parecchio.

Ci siamo imbruttiti nel tempo, durante e a seguito della gestione del potere esercitato dagli altri. Abbiamo lasciato che il brutto che volevamo debellare, l'antipolitica, il qualunquismo prendesse piede e dominasse la ragione e l'idea di bellezza che ci ha accompagnati prima di entrare ed essere prigionieri della spirale dei bisogni.

Negli anni 70-80 non c'erano ancora i social network. La piazza, i circoli. Le sedi dei partiti. Questi i luoghi del confronto. Ma anche allora c'era chi approfittava della purezza intellettuale dei “compagni”. Attuava strategie per scalare il potere non per migliorarlo ma per farsene carico. Usarlo, consapevole che “il potere logora chi non ce l'ha”.


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