venerdì 5 ottobre 2012

assistenza d'oro per la casta e tozzi di pane per i disabili

alberto sarra
In Calabria succede anche questo! E chissà per quale motivo la notizia passa inosservata.
È una notizia di qualche giorno addietro ma, per la risposta che ha dato l’interessato, merita di essere riproposta e riformulata anche per smontare il catastrofismo caro a certi giornalisti d’assalto.

La notizia, pubblicata sul Corriere della Calabria acquista visibilità nazionale allorché ripresa da Gian Antonio Stella su Corsera.
In sintesi denuncia due anomalie tutte italiane, vale a dire una pensione d’invalidità stratosferica e una fulminea liquidazione del regresso giacché si tratta di persona nota.
Naturalmente, la notizia, è stata oggetto di un lungo approfondimento nella trasmissione di Radio 24 condotta da Alessandro Milan.
Il protagonista della vicenda è il sottosegretario alla Presidenza della Giunta regionale, Alberto Sarra, “portatore sano di inabilità al lavoro” visto i suoi numerosissimi impegni istituzionali puntualmente onorati con relativa pensione di invalidità da lui “guadagnata” sul campo.

Gian Antonio Stella sul Corsera riprende Antonio Ricchio del Corriere della Calabria e rileva che nel giugno scorso, a causa dei gravi problemi di salute patiti nel 2010 dal Sarra, l’apposita commissione dopo accurata analisi scrive: "considerata la patologia - aneurismi dei grossi vasi arteriosi del collo e del tronco complicati da dissezioni della aorta torico-addominale,  si ritiene l'avvocato Alberto Sarra permanentemente inabile a proficuo lavoro".

Sempre secondo quanto scrive Stella, Sarra “è percettore di una somma mensile di 7.490,33 euro «al lordo delle ritenute di legge, a titolo di vitalizio, con decorrenza dal 7 gennaio 2010». Vale a dire: gli riconosceva gli arretrati per un totale di 30 mesi pari (stando a quei numeri) a circa 225 mila euro”.
E fin qui come non gridare allo scandalo? Ma, Sarra ha sottolineato, però, di avere già chiesto e ottenuto la sospensione dalla corresponsione degli emolumenti relativi all'indennità.
Il sottosegretario alla presidenza sostiene che, pur potendo legittimamente percepire l'indennità ha scelto di rinunciarvi per poter continuare a lavorare.
Insomma, secondo Sarra, si tratta di un vero e proprio ''caso al contrario'', cioè di uno che ''rinuncia a soldi legittimi pur di continuare a lavorare per la collettività''. E questo gli fa onore!
Però, se pensiamo a tutti quei casi di incomprensibile ottusità burocratica nei confronti delle persone immobilizzate nei letti o sulle carrozzelle che si vedono decurtare o annullare il sussidio d’invalidità già misero di suo, a sentire le cifre elargite all’avvocato (settemilaquattrocentonovantavirgolatrentatre), l’aneurisma viene a me. Ma di questo, l’avvocato Sarra o la commissione non ha nessuna colpa. Le pensioni d’oro sono sempre esistite per la classe dirigente come pure un tozzo di pane per la plebaglia.

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