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venerdì 26 agosto 2011

le stranezze della politica italiana

Le stranezze della politica.  Inutile ricordare che in altri paesi esiste una sorta di codice morale non scritto ma ben radificato nelle coscienze dei cittadini che induce gli uomini pubblici a mantenere comportamenti irreprensibili. Da noi in Italia è l’opposto! Per fare carriera in politica si deve essere sfacciatamente delle simpatiche canaglie con il sorriso stampato sulla faccia e molte persone che contano da riscattare; parlare, promettere, contraddire; contraddirsi con fermezza così da lasciare dubbi sulla paternità delle affermazioni retroattive, specie quelle dette in campagna elettorale e se in un eccesso di autostima capita di firmare un contratto con gli elettori, beh, pazienza, la colpa è dell’opposizione che ha fatto le macumbe. Giurare fedeltà alla Repubblica mentre si promette la secessione territoriale e fiscale. Promettere posti di lavoro. Smentire la realtà. Illudere! Illudere chi è costretto nella morsa fiscale che anche la politica si sacrifica, che il parlamentare o senatore paga i servizi come un comune cittadino e contribuisce al risanamento del debito pubblico in base a quanto guadagna. E mentre gli altri cadono nella povertà, chi è toccato di striscio dalla crisi spera di restarne fuori confidando negli amici in politica che tutto hanno detto e smentito nel momento delle decisioni da prendere sui costi della politica. Però, che uomini! tagliano i piccoli comuni, le piccole province, alcune, quelle meno tutelate dai volponi; e per consolidare le armate elettorali, gli strateghi della cattiva politica nominano tecnici e professionisti di “alto livello” in commissioni, cooptano assessori esterni, pavoni asserviti a uomini illustri che avvallano le barbarie più assurde con dotte citazioni per rendere digeribili progetti sul territorio, nella cultura e nel sociale.

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