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domenica 17 luglio 2011

intersezioni 6 e le dissacrazioni della memoria

Parco Scolacium, effimere contaminazioni postmoderne dissacrano i luoghi della memoria.

L'interesse privato opprime e annulla quello pubblico. Lo si evince dalla vita vissuta nella quotidianità; dalle scelte operate per la comunità ma che di fatto mettono in primo piano interessi di quartiere e personali.

Le organizzazioni no profit, culturali, sociali, politiche, fioriscono di giorno in giorno.
Ognuna lotta per tutelare il consumatore finale, i soggetti svantaggiati, i luoghi della memoria, quindi, la storia e le origini del fare creativo. Una vera guerra! Che vede coinvolti cittadini più o meno coscienti, fiduciosi, comunque, in ciò che dicono i leader dei movimenti d'appartenenza più qualificati e presenti nei mass media. Inutile ricordare l'effetto convincente che ha il buon oratore sulle masse; corre l'obbligo, però, rammentare il peccato d'omissione perpetrato dai colti oratori specie nei campi dei linguaggi ostici ai più prima di accennare brevemente a quello che sembra essere un evento indolore:

Nel parco archeologico della Roccelletta di Borgia, a due passi da Catanzaro, da anni si susseguono operazioni che lasciano non poche perplessità.

Sconcerti e dubbi che nascono dalla considerazione spontanea dei visitatori allorché si trovano dinnanzi a una commistione storicamente rabberciata tra il sacro e il profano, tra il manufatto antico, classico e contemporaneo, ma forse è meglio dire tra due differenti sacralità che hanno tempi e concezioni intellettuali differenti.

La sacralità del luogo storico non ancora portato alla luce del tutto è contagiata, anzi oppressa dalla conflittualità linguistica contemporanea di valenti artisti che non propongono ma impongono, pilotati dai curatori, i rispettivi giganteschi giochi creativi.

Le ciclopiche misure annichiliscono le anime pulsanti dei siti archeologici e sembrano volere sottomettere quella che fu l'origine della cultura e le conseguenziali fasi della crescita sociale che pone le origini nella civiltà bretta, greca, romanica, bizantina.

In simili circostanze, deturpamento a parte, non c'è confronto dialettico, c'è solo indignazione per la profanazione.
Per intenderci: proviamo a pensare la stessa operazione in luoghi come il Colosseo, gli scavi di Pompei o tra i templi di Agrigento dove ogni pietra narra una storia interrotta materialmente dalle intromissioni barbariche caricate d'inutili quanto dannosi concettualismi elaborati ad hoc.  

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