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domenica 8 maggio 2011

amministrative 2011, no alla cattiva politica

Voci autorevoli di filosofi, studiosi e liberi pensatori non sono riusciti a far cambiare le menti nel corso dei secoli figuriamoci se quattro cazzate scritte in un blog possono indurre a far riflettere sulle condizioni che fin’ora hanno inchiodato le persone a subalternità economiche e schiavitù psicologiche, quindi, essere popolo di questo o quello schieramento ma non cittadini di una nazione o territorio, anche se, circoscritto da confini geografici e “Politici”, comunque donne e uomini liberi.

Ciò non toglie che non si debba parlare e tentare di mettere qualche pulce nelle orecchie di quanti sono distratti dal rumore mediatico imbastito ad arte per ingannare i pensieri dei dubbiosi.
Alle persone volonterose che s’infervorano davanti alle ingiustizie ma che sono ingannati dalle bugie dei marpioni politici. Ai dubbiosi sono indirizzate queste parole, per far loro comprendere che l’amore predicato da Cristo non è lo stesso di quello predicato dai capi di governo quando impongono missioni di pace sanguinose nelle nazioni ricche di interessi economici. Altrimenti, questi paladini della democrazia dovrebbero spiegare perché non intervengono pure contro i governi totalitari poveri che non hanno di che pagare i “salvatori buoni” degli oppressi.

Deve far pensare la condizione di bisogno attuale che tutto il genere umano sta subendo, se si vuole far cessare il dramma delle schiavitù e delle necessità che spingono le genti a emigrare per vivere; in virtù di questo, si deve capire che il cambiamento culturale deve partire dal basso perché mentre il popolino continua ad azzuffarsi tra destra, sinistra e piccole frange di dissidenza c’è chi continua a gozzovigliare dietro le loro spalle. Qualcuno che regala spiagge demaniali per novant’anni ai predatori del corpo pubblico, che mercifica status e fa intravedere spiragli possibilisti a quanti asservono il pensiero egoistico, lo stesso pensiero che induce i deboli a trincerarsi, alzare barricate e rigettare nella disperazione e nella fame i bisognosi, sostenendo leggi che criminalizzano l’incolpevole stato di bisogno e di e di povertà accentuati dall’ingordigia dei soliti noti.

Usciamo dall’errore! Non consideriamo la politica come terreno di scontro ma come opportunità di confronto e comunione tra bisogni e culture differenti!

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