È facile cadere in moralismi scontati e dire no a tutto piuttosto che contestualizzare i fatti e governare gli eventi e la quotidianità. Non mi riferisco certo ai recenti fatti nazionali che hanno frantumato e mortificato l’Italia ma a quei servi la cui scoliosi mentale impone loro una posizione genuflessa di fronte al potere.
E siccome preferisco essere dalla parte dei garantisti, prima di emettere giudizi personali che a prescindere dalle sentenze giuridiche potrebbero condizionare i pensieri altrui, propendo per la presunta innocenza degli indagati fino a quando non emergono prove lampanti sulla colpevolezza del reato commesso e compiuto in malafede.
È risaputo: nella società convivono i buoni e i cattivi; quelli che stanno dalla parte della legge, e quindi lo Stato, e i malavitosi.
Per definizione, l’antistato è popolato da gente che pur vivendo nella società governata da regole comuni disattendono le leggi per ricavare benefici economici personali. Gente che opera nelle strutture e negli uffici preposti alla tutela del bene comune ma che offre corsie di favore agli amici degli amici, e più ne ha, di amici e conoscenti, tanto più cresce il suo carisma, quasi come il pacchetto amici dei social network che colleziona insieme ai conoscenti emeriti sconosciuti con motivi più disparati. Uno dei motivi che inducono ad accettare le amicizie è determinato dalla visibilità, perché, è ovvio, chi ha 10.000 contatti ha la possibilità di interagire con una platea maggiore rispetto a chi ne ha 100. Diverso è il giudizio per l’uso che se ne fa e il motivo che spinge a “raccogliere consensi”.
Machiavelli sosteneva che il fine giustifica i mezzi, anche su queste parole si potrebbe aprire un dibattito infinito; ciò che non si può transigere è la riduzione in schiavitù dei propri simili o peggio la soppressione fisica, la delazione mirata alla delegittimazione e all’emarginazione degli avversari.
Lo stesso criterio vale per chi s’impegna in politica. Tenendo presente, però, che per guidare e governare la realtà, a parte le difficoltà oggettive che costellano i percorsi individuali, molto più complessi di quanto si creda, rispetto a quando si chiacchiera su una piazza virtuale, nella vita di tutti i giorni si è costretti a “sporcarsi le mani” per il bene della collettività tutta, la buona e la cattiva.
Per queste cose appena accennate, diffido di quanti cavalcano il dissenso urlato e si stracciano le vesti a ogni minimo sentore di moralità lesa. All’innalzamento di barriere preconfezionate dal “divo” di turno e alle teorie catastrofiche sussurrate da quanti ritengono che la parte bacata dell’Italia stia solo al sud. È una questione di sano buon senso!
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