lunedì 10 ottobre 2022

Acqua. L'oro blu del XXI secolo

 


Il consumo esponenziale dell'acqua minerale in bottiglia e l'insistente campagna commerciale delle case costruttrici di impianti di depurazione invogliano all'acquisto del prodotto sponsorizzato dai brand.

Ma prima di capitolare è opportuno fare una riflessione sul mercato che gira attorno all'oro blu del XXI secolo.

Continuare a usufruire dell'acqua "pubblica" così come erogata dall'acquedotto comunale che arriva al rubinetto di casa tale e quale o fare installare l'impianto per l'addolcitore dell'acqua? oppure comprare l'acqua minerale in bottiglia? 

A volte alcune leggende metropolitane condizionano le nostre scelte. Quindi meglio sfatarle o quantomeno cercare di fare chiarezza- Al primo punto c'è la durezza dell'acqua. Quindi il calcare, il sapore e anche l'odore che accompagna il getto dell'acqua quando fuoriesce dal rubinetto di casa.

Chi pensa che la durezza dell’acqua, e quindi un'elevata presenza di sali minerali, sia collegata alla formazione di calcoli renali è fuori strada. Si tratta di una bufala metropolitana. Non esiste alcuna correlazione, come ben spiegato anche nelle Linee guida per una sana alimentazione italiana dell’Istituto nazionale di ricerca per gli alimenti e la nutrizione (Inran). Neppure il calcio favorisce la formazione di calcoli di ossalato di calcio, anzi la presenza di questo minerale , insieme a quella del magnesio, può rappresentare un fattore protettivo rispetto al rischio di sviluppare malattie cardio-vascolari”.

E' doveroso ricordare che l’acqua dei nostri acquedotti è rigorosamente controllata dalle Asl metodicamente.

Mentre le acque minerali sono regolate da normative differenti. Per questo motivo alcune acque in commercio, imbottigliate alla fonte, contengono elementi (come ad esempio arsenico, manganese o solfati) in quantità superiori rispetto ai parametri ammessi per l’acqua da bere dal rubinetto.

Secondo uno studio dell’IRSA (Istituto di Ricerca Sulle Acque, deputato al controllo della qualità dell’acqua), l’85% dell’acqua trasportata dagli acquedotti italiani e che sgorga dai nostri rubinetti domestici proviene da fonti sotterrane, cioè sorgive. La restante percentuale è composta da acqua di falde superficiali, ossia pozzi, fiumi, laghi.

La qualità dell’acqua del rubinetto, vale a dire, la sua composizione minerale in alcuni casi è superiore a quella in commercio. E, a seconda della zona in cui è collocata l'abitazione, l’acqua potabile domestica risulta più o meno dura, piacevole o sgradevole al palato.

L’acqua del rubinetto, com'è noto, contiene il cloro, obbligatorio per legge. 

Il cloro serve a sanificare gli acquedotti e a garantire la sicurezza dell’acqua. Il cloro non fa male alla salute, ma in certe quantità può determinare un gusto sgradevole. Per ovviare si possono applicare dei filtri di carbone attivo ai rubinetti così da migliorarne i fattori organolettici e renderli gradevoli.

La disinformazione di certa pubblicità che invita all'acquisto e al consumo dell'acqua in bottiglia ci induce a pensare che l’acqua povera di sodio favorisca la diuresi e faccia bene alla salute.

In presenza di alcune patologie è in effetti raccomandata un’assunzione ridotta di sodio. Ma la frazione di sodio assorbita attraverso l’acqua ha un impatto trascurabile rispetto a quella assunta attraverso gli alimenti, per esempio: 100 grammi di prosciutto contengono 2,578 grammi di Sodio, mentre per assumerne attraverso l’acqua un solo grammo, dovremmo bere in media circa 20 litri di acqua al giorno.

Si tende a pensare e a credere che l’acqua ad elevato contenuto di calcio fa venire i calcoli. L’Istituto Superiore di Sanità afferma che non vi è una diretta correlazione tra la concentrazione di Calcio nell’acqua e l’insorgere di calcoli. La raccomandazione medica è quella di bere tanto, perché quel che conta è la quantità totale di liquidi che si assumono nella giornata.

Bere acqua rubinetto o bottiglia? Concludendo: non è detto che l’acqua minerale sia migliore per la salute rispetto a quella del rubinetto. 

Ci sono alcuni falsi miti sull'acqua in bottiglia, addolcita o tale e quale come erogata dall'acquedotto regionale e comunale. Un falso mito è quello che indica ad oltranza la salubrità dell’acqua povera di sodio e che questa sia da preferire o che l’acqua calcarea faccia venire i calcoli. Ma abbiamo già visto che non è documentata da alcuna letteratura scientificamente certa.

Il consiglio che appare più sensato per un acquisto e un consumo consapevole e per contribuire a diminuire l'impatto della plastica sull’ambiente è quello di informarsi. Scegliere consapevolmente se bere acqua del rubinetto, minerale imbottigliata o addolcita da uno dei tantissimi impianti in commercio:

  • Informarsi sulla composizione chimica dell’acqua che raggiunge i nostri rubinetti.

  • Leggere con attenzione le etichette dell’acqua in commercio, senza fidarsi della propaganda.

  • Confrontare la composizione chimica delle acque minerali e di quella del nostro rubinetto.

  • Informarsi sulla presenza di amianto nelle tubature degli acquedotti che raggiungono le nostre case.

  • Valutare l’eventualità di applicare un filtro a carbone attivo se l’acqua potabile dal rubinetto ha un sapore sgradevole.

  • Scegliere acqua imbottigliata con PET riciclato nel caso in cui preferiate bere acqua minerale. O ancora meglio scegliere acqua imbottigliata in bottiglie di vetro riciclato.

Ulteriori consigli:

Per eliminare il sapore o l'odore del cloro, frequente in alcune zone d'Italia, e Catanzaro, alcune zone periferiche del capoluogo, nonostante vi sia abbondanza ricchezza naturale che sgorga dai monti della Sila, è tra queste, per eliminare il saporo del cloro, dicevamo, è utile lasciare decantare l'acqua di rubinetto anche solo pochi minuti prima di consumarla, oppure conservarla in frigo in una bottiglia di vetro ben chiusa.

Attenzione! fare molta attenzione agli impianti domestici:

Se la manutenzione degli impianti di depurazione domestica non è più che egregia, i filtri possono tramutarsi in un ricettacolo di batteri, questi sì rischiosi per la salute. 

In conclusione, gli acquedotti in Italia sono più sicuri dal punto di vista microbiologico e garantiti degli impianti di filtrazione domestica. In caso di problemi, l'Azienda sanitaria locale o il gestore dell'acquedotto sono chiamati a intervenire: le soluzioni casalinghe sono poco utili.


domenica 9 ottobre 2022

In viaggio nel tempo

 


Tempo di vendemmia di festa e incontri.


Da nord a sud in autunno si ripropone la sagra dell'uva. Molti vitivinicoltori associati mettono in campo strategie mirate per la conoscenza e la commercializzazione dei brand prodotti nelle rispettive cantine. 

Anche in Calabria le più note e blasonate case vitivinicole partecipano alle sagre calendarizzate a livello nazionale con eventi mirati. E per divulgare il proprio prodotto in seno alla festa nazionale del vino nelle proprie cantine aprono a mostre, assaggi e guide assistite.

Le zone più rinomate sono definite in mappe territoriali geografiche mirate e circoscritte che vanno dal cirotano al lametino e, giù, al reggino. Ma questo itinerario geografico è ben noto ai più .

Io, invece, voglio raccontare del vino fatto in casa. Un'operazione di nicchia, esclusivamente elaborata e portata a termine non per scopi commerciali ma per la famiglia, da bere insieme a tavola e da offrire agli ospiti! 

Mi piace ricordare ogni cosa delle giornate d'autunno trascorse in campagna tra filari di viti e l'odore degli acini strappati coi denti!

Della raccolta dell'uva e dell'allegria che si respirava tra i filari e nell'aia; del profumo dell'uva appena raccolta adagiata nelle ceste di vimini, dall'odore delicato degli acini appena pigiati...

E dell'attività frenetica dei paesani che, quasi tutti, tra settembre e ottobre s'impegnavano le "giornate" e preparavano i “commodi” per raccogliere i grappoli d'uva, lasciare maturare il mosto e ... Ma andiamo per gradi.

La mia storia è ambientata in una campagna che potrebbe essere situata in un paese qualunque della Calabria. Però, essendo nato in un paesino montano del catanzarese,la mia storia si avvale di spunti autobiografici.


Per arrivarci, nelle vigne, il percorso era agevole e semplice. Quasi tutti i vigneti costeggiavano la strada principale: “A vianova” questo il nome che davamo alla nuova strada provinciale che tagliava in due il paese passando per la “Cona”, la piazza principale sede di bar e unico spazio logistico per l'installazione del palco eretto in occasione dei festeggiamenti popolari in onore della Madonna della Luce. L'uso del passato è d'obbligo! Molti di quei vigneti non ci sono più.

Il primo esteso appezzamento di terreno adibito a vigneto lo incontravamo al bivio, prima di imboccare il “rettifilo di Manno”. Gli altri vigneti erano disseminati all'interno delle campagne, al riparo degli agenti atmosferici e dalle ipotetiche ruberie.

E poi su, dopo l'agglomerato urbano, tra i castagneti. Lì la terra rossiccia sembrava esaltare gli acini viola appesi sui verdi filari.

La raccolta dell'uva, nel mio “immaginario vissuto”, presupponeva una predisposizione dell'anima totalizzante. Ogni azione, parola, canzone era in sintonia con la natura. E la stanchezza fisica, nonostante ci fosse, sembrava inesistente.

Le donne, instancabili, facevano la spola tra i filari e “u katojiu” il punto di raccolta che ospitava il tino per la pigiatura; “i fhimmini” si “caricavano” sulla testa enormi cesti di vimini colmi d'uva come se niente fosse! (per lo meno, ai miei occhi erano davvero grandi, ché facevo fatica a trasportare il paniere in cui riponevo i pochi grappoli da un “piede di vite all'altro).

La mia esperienza è limitata a brevi momenti di vita vissuta. A pochi fine settimana che, approfittando delle belle giornate, in macchina, una fiat 850 special, si faceva un salto al paese per stare coi parenti rimasti.

Il mio amico Roy

 

Il mio amichetto Roy è un barboncino dal pelo morbido di un candore unico. Lo incontro tutti i giorni al mattino presto. Lui fa la passeggiata con la sua padrona e io la mia in compagnia dei miei amici appassionati podisti dal passo sostenuto. C'è anche la compagnia del passo veloce. Ma quelli sono un'altra storia. Loro hanno alle spalle gare podistiche e premi custoditi nelle teche del salotto.

L'incontro con Roy è stato casuale ed è stato amore a prima vista. Con i cani è così! O avvertono che sei in sintonia nell'immediato oppure ti ignorano e male che và ti ringhiano contro.

L'altro giorno Roy era a spasso con un ragazzo, mi vede e si appresta a farmi le feste ma io, a causa del nuovo accompagnatore, penso che sia un altro cane. Lui continua a aspettare mentre il padroncino con lo sguardo sul display del telefono lo strattona. Roy punta le zampe. L'accompagnatore del momento lo sgrida e lo incita a camminare. Roy assume la posizione della defecazione. Contrae l'ano. Inducendo così l'accompagnatore a fermarsi.

Due passi ancora e sono vicino. È lui! Smette di fare la sceneggiata. Abbaia. E mi salta addosso felice. Scodinzola. Abbaia. Saltella; annusa e mi lecca la mano; poi segue il padrone Senza avere defecato.

Monello! Gli dico. Sei un ottimo stratega... però chi lo avrebbe mai pensato? Sei proprio un amore.

ps.(appena possibile allego anche la foto)

venerdì 7 ottobre 2022

Rotolo di mozzarella

 


Sfoglia di mozzarella. Pane tramezzino. Tonno. Insalatina di giardiniera con carote alla julienne. Pomodoro. Maionese. Prosciutto cotto.

Questi gli ingredienti per confezionare il rotolo di mozzarella di Annamaria in pochissimi minuti.

La manifattura e il dosaggio degli elementi sono soggettivi e variano a seconda dei gusti personali. Orientativamente Annamaria adagia sulla sfoglia di mozzarella due fette di pane tramezzino, poi inserisce il prosciutto cotto. Prepara una cremina con la maionese, l'insalatina di giardiniera alla julienne e una scatoletta di tonno. Amalgama bene e ricopre il cotto. Poi aggiunge del pomodoro tagliuzzato e avvolge il tutto. Ricopre con la pellicola e mette in frigo.

Semplici ma accurati passaggi per un ottimo secondo che potrebbe essere una disimpegnativa cena leggera tra amici preparata in 5 minuti.



giovedì 6 ottobre 2022

Palermiti tra storia e leggenda

 

La Calabria è una terra a vocazione agricola; Palermiti è, nel suo piccolo, un esempio.

Tolto il settore turistico che ancora stenta a decollare nonostante le immense bellezze paesistiche, il resto dell'economia calabrese si regge sulla produzione agricola autoctona composta da maestosi castagneti, ulivi, agrumi, noccioli, bergamotto e, non da meno, da nicchie di produzioni ricercate dai cultori israeliti che monitorano attentamente i frutti per la festa di “Sukkoth”: il cedro!

Bergamotto e cedro sono colture limitate situate in zone geografiche ben definite: nella fascia jonica della provincia di Reggio il primo e sulla riviera dei cedri nella fascia tirrenica il secondo con la massima concentrazione nel territorio di Santa Maria del Cedro.

Anche il kiwi si è ambientato bene nella piana di Gioia Tauro. Coi suoi circa 2.500 ettari di coltura garantisce reddito e occupazione.

L'agricoltura, quindi, è, a ben vedere, la locomotiva trainante dell'economia calabrese. Tra agricoltura stagionale e frutti boschivi, agrumeti,, noccioli, castagni e prodotti del sottobosco quali funghi e bacche passando dal lavoro incessante delle api che “creano ricchezza” salutistica da offrire sulle bancarelle del mercato ai consumatori, si può ben dire che la Calabria offre e trae ricchezza dalla natura.

Il lavoro dell'uomo, però, a volte è insidiato dalla natura stessa.

Basta poco, un minuscolo insignificante insetto, un patogeno, per pregiudicare la produzione, la produttività e il benessere della collettività.

In Calabria, come in altre parti del mondo, si sono verificati eventi catastrofici, calamità paragonabili all'invasione delle cavallette che polverizzano i raccolti in un batter d'ali.


Da qualche anno i castagni di mezzo mondo non hanno prodotto frutti per colpa di un insetto killer: il cinipede galligeno detto anche vespa cinese. 

Anche il comprensorio di Palermiti è stato colpito.

Per salvare i castagneti e i derivati delle castagne dall’aggressivo cinipide galligeno (o vespa cinese), si è dovuta combattere una guerra biologica e il Giappone trova e fornisce la soluzione biologica: il torymus sinensis: un insetto antagonista dei killer che si ciba delle larve deposte dal cinipide del castagno.

 Azione fatta propria e messa in campo diligentemente dall'amministrazione comunale palermitese, grazie alla quale, i maestosi castagni hanno ripreso a fruttificare.

Ho potuto così apprezzare le qualità organolettiche delle castagne made in Palermiti nella loro corposa struttura che sazia al solo guardarle, degustarle ancora calde, in cucina, con la padella sul fornello e la stanza avvolta nell'inconfondibile odore tostato del pericarpo sorridente.

Anche quest'anno può riprendere l'antica consuetudine di “liberare” i castagni a tutti nel giorno dei morti in Palermiti. 

Usanza carica di pietas popolare che tende una mano ai bisognosi. E Dio solo sa quanto questa azione era attesa con trepidazione dai poveri che s'ingegnavano a trasformare le castagne per superare i tempi di grama trasformandole in farina, fare il pane e cuocerle, conservarle nella sabbia o sotto la cenere, bollirle o fare ottime caldarroste per accompagnare un buon bicchiere di rosso.

Palermiti, è un paese dell'entroterra catanzarese situato a circa 500 s.l.m. Secondo le notizie storiche più accreditate l'insediamento è datato intorno al 1500 ad opera di alcuni profughi in fuga da Palermo che decisero di fermarsi tra gli ulivi e i castagni attratti dalla rigogliosità del luogo, da qui il nome.

Altre fonti, invece, attribuiscono il toponimo ai pagliai, le prime abitazioni costruite nelle campagne e tra i boschi. Qui i fuggiaschi trovarono rifugio e si sottrassero alle leggi e all'inquisizione dei feudatari nascosti tra i pagliai ben camuffati tra i castagni non censiti da alcuna autorità.

L'origine semantica del nome di un luogo qualsiasi possiede storia e leggenda e la leggenda è ancor più accentuata dalla fervida fantasia popolare quando narra di briganti gentiluomini in lotta contro la tracotanza vessatoria dei signorotti locali.

Palermiti, in realtà è un antico sobborgo del più blasonato paese vicino: Squillace. Senza dubbio è da inserire nella storia del golfo di Squillace, quindi nell'hinterland dell'antica Skilletion.

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