Tra le parole e i fatti:
1234…15. Quindici persone in attesa davanti alla porta dello studio medico prima di me. Anche qui, vige la teoria che fa partire anzitempo le persone dai luoghi di partenza o ritorno dalla villeggiatura. E come di consueto in parecchi hanno, abbiamo, tentato le famigerate partenze intelligenti.
Tocca fare almeno mezz’ora d’attesa in più. Ma oramai sono
qua, inutile tornare indietro. Aspetto insieme agli altri “pazienti”. Ascolto i
discorsi. Sempre uguali.
Finalmente la porta dello studio si apre. Troveremo una
sedia e forse un pochino di sollievo al caldo soffocante di questi giorni.
Ci siamo dati le precedenze d’accesso democraticamente mentre, nel frattempo, altri, arrivano a ingrossare la fila degli impazienti anziani alle prese con gli acciacchi congeniti
dell’età, facendo la domanda di prammatica: chi è l'ultimo?
Un’anziana signora, molto, eccessivamente ciarliera, lancia
critiche a chiunque abbia un’anima e sta nel suo spazio vitale. Non sopporta
chi sta molto dal medico. S’infuria quando squilla il telefono del dottore per
la diseducazione di chi chiama. E s’incazza se il dottore risponde. È arrivata
per ultima. Si siede accanto ad una sua conoscente che deve farsi fare una
medicazione. E parla. Parla ininterrottamente, e ne ha per chiunque. Sbotta contro
il caldo e le zanzare e per chi non rispetta la fila ovunque, al supermercato e
dal dottore perché è mancanza di sensibilità e rispetto per il prossimo.
Nel frattempo s’è fatto prossimo il turno della signora che
deve farsi medicare. Fulminea, "l'attaccabottone" s’affianca: vengo con te! T’accompagno! Ed inforca
la porta d’ingresso lasciando noi altri sbigottiti e assai infastiditi.