Alla conquista delle Americhe.
Potremmo titolare il post. Ma sappiamo bene che così non è! Anche per gli emigranti della prima ora, gli stoici pionieri che si son dovuti accollare i sacrifici maggiori poiché catapultatisi in una terra sconosciuta e lontana e fare da apripista alle famiglie rimaste in patria, ai parenti e ai conoscenti stanchi di patire la fame pur spaccandosi la schiena nei campi e nelle miniere. Ad essere onesti dobbiamo ricordare anche quanti non hanno dato notizie, forse perché morti o dispersi durante il lungo viaggio per mare, non un viaggio come quelli in cui si contano i morti per la malvagità delle leggi che gettano in mare i clandestini profughi dai territori in guerra e per sopravvivere alla fame.
Già, la fame! Il diritto a nutrirsi è diventato un’arma di
guerra! Una sopraffazione beffarda nei confronti dei deboli che va contro le
leggi naturali delle cose. Eppure qualcuno la usa cinicamente.
Ma torniamo a noi, al nostro “racconto”:
Negli anni del grande esodo molti furono gli italiani che
intrapresero i viaggi della speranza. Persone che se fossero radicate nei
territori d’origine avrebbero, per spirito di emancipazione e per caparbia
volontà di cambiamento sociale, sovvertito il corso della storia familiare. Lo testimoniano
i fatti!, leggendo tra i rivoli genealogici vediamo che anche i consanguinei
rimasti sono riusciti nella scalata sociale. L’ascensore sociale, nel
frattempo, è stato impiantato anche in Italia, grazie al supporto dei migranti.
Molti sono i nomi italiani divenuti importanti nel mondo. Alcuni
personaggi del mondo dello spettacolo, dell’arte e della cultura in generale,
hanno radici italiane. Luminari studiosi, scienziati, figli di quel sogno
cullato rudemente dai genitori privi di cultura scolastica, rappresentano oggi
la volontà concreta che potremmo riassumere nei versi di una canzonetta pop: “se
sei a terra non strisciare mai, se ti diranno sei finito non ci credere, …
finché non suona la campana vai…”.
Ragazzi. Uomini. Donne. Nelle cui vene scorre sangue
italiano con qualche contaminazione etnica corroborata dall’amore e dalla passione,
parlano un italiano maccheronico quando incontrano paesani e parenti italiani. Le
espressioni dialettali fanno sorridere mentre il cuore s’allarga d’affetto per
i familiari ritrovati dopo lunghe assenze fisiche ma non empatiche verso la
terra d’origine e laddove gli avi sono seppelliti.