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lunedì 21 ottobre 2024

Favola della buonanotte

 

"natura. ©iannino, 2022"

Camminava sommessa. Avvolta nel vancale, uno scialle di canapone bruno, la donna, con una ruga profonda simile ad un cretto che stentava a rimarginarsi e ben visibile sul volto affranto, stringeva a sé il bambino che la seguiva controvoglia. Il suo volto segnato dal sole e dal vento, gli stessi elementi che d’estate bruciano la terra e la rendono arida, era lo specchio della sua anima. Il suo volto, ricoperto da un intarsio dalle line frastagliate e profonde, appena appianato sugli zigomi lucenti la rendevano bella nonostante la pelle secca attaccata alle ossa ch’era un dato comune del piccolo centro rurale.

La sua ferita era una sommatoria delle sofferenze accumulate nel tempo. Bettina, questo il suo nome,  era vedova da poco. Il suo uomo le era venuto a mancare a causa di un tragico destino: stava lavorando ad un argine. Il torrente che riforniva “a gurna” una sorta di pozza naturale abbastanza grande da fungere da cisterna dell’acqua piovana si stava gonfiando e rischiava di rovinare il raccolto mandando al diavolo le fatiche di entrambi.

C’era ancora del tempo per mettere in sicurezza il terreno coltivato a bietola tra i filari alberati ma lui decise che era meglio rinforzare il ciglione per evitare sorprese.

La furia dell’acqua tardava a gonfiare l’alveo, mentre il vento rafforzava la sua furia. Le raffiche di vento sferzavano gli alberi sempre con maggiore forza. Il turbine arrivò improvviso. Quasi sradicò l’albero piantato lungo l’argine del ruscello carsico dov’era l’uomo. Mezzo albero collassò sotto la furia dell’improvviso uragano e, oscillando paurosamente si schiantò sull’uomo.

Cicco ebbe lo spirito di rialzarsi. Sembrava che ne fosse uscito indenne. E fatti due passi sia accasciò al piede dell’albero mutilato.

Era trascorso qualche mese dal tragico incidente e Bettina aveva dovuto affrontare le cose che erano di pertinenza del marito. Quindi ebbe a che fare con i braccianti, i mandriani e i carbonai.

Qualcuno azzardò a chiederle la mano. La voleva in sposa ma lei lo annichilì immediatamente. E quella mattina, all’alba, Bettina da Livina, così era conosciuta in paese date le tradizionali ascendenze che i figli si portano dietro da una generazione all’altra, Bettina doveva condurre una trattativa importante e dall’esito sarebbe dipeso il futuro della famiglia.

 

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