Migrazioni.
Vi sono diverse forme migratorie. E gli esseri viventi le
praticano per vivere o sopravvivere. Le migrazioni sanitarie, da quando il
servizio nazionale instituito per salvaguardare tutti da patologie connaturate
alla vita stessa è stato “lottizzato e privatizzato”, sono diventate una
necessità.
Si dice che le aspettative di vita siano aumentate, ed è vero! La ricerca ha fatto passi da gigante ed è riuscita a debellare malattie virulente, mortali fino a qualche decennio addietro.
Purtroppo non tutti possono effettuare il “turismo
sanitario!” , tutt’altro!
Le fasce di povertà si sono allargate. Moltissimi non possono permettersi test e visite basilari: il servizio sanitario pubblico ha code d’attesa assurde. Alcuni muoiono prima delle date prenotate e altri disattendono gli appuntamenti salomonici ma tardivi, eccessivamente lontani dall’insorgere dei disturbi.
Cosicché, chi può permetterselo, dirotta le aspettative
nella sanità privata convenzionata parzialmente e non: la prima visita con anamnesi
è sempre a pagamento dal luminare di turno. E poi c’è da seguire la terapia. Un
elenco interminabile di medicine e analisi post e preoperatorie difficile da
cui potersi sottrarre.
Le regioni del sud sono divenute terre di enorme ricchezza
per le “eccellenze sanitarie” del nord Italia che, guarda caso parlano
meridionale: nomi e cognomi dalla radice semantica magno greca e decisamente
bruzia prestano la loro opera nelle maggiori isole sanitarie rinomate e osannate
dalle narrazioni popolari.
Lo spirito di conservazione impone di lottare. Tentarle tutte
fino alla fine! Sarà questo attaccamento morboso alla vita che muove le azioni degli
specialisti della comunicazione scientifica? Oppure è amore per la qualità
della vita?
Tra teorie auliche e finanze concrete, quanti possono
permetterselo, si aggrappano speranzosi.
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