“Rimpatriate i nostri morti nei luoghi d'origine ”. Questa la richiesta dei familiari dei naufraghi morti e allineati nelle bare adagiate nel palazzetto dello sport di Crotone trasformato per l'occasione in sala mortuaria.
La decisione delle istituzioni italiane di trasferire e tumulare nel cimitero musulmano bolognese le salme consegnate dal mare non trova consensi tra i parenti accorsi a Crotone per l'estremo saluto e il riconoscimento dei familiari vittime dell'immane tragedia.
Tornare in Afghanistan da morti.
Sembra un ossimoro.
Dopo essere scappati tra mille peripezie alla ricerca di una realtà diversa, più umana, per migliorare la propria qualità di vita e perderla in mare insieme ai sogni è lecito chiederne il rimpatrio? E, qualora gli organi di Stato Italiani si prodigassero, il governo talebano come reagirebbe alla richiesta?
Interrogativi leciti, vista l'aria che tira n quella terra martoriata.
La strumentalizzazione del tragico evento è un dato da non sottovalutare! E mentre la spiaggia di steccato di Cutro, disseminata di effetti personali diventa luogo di pellegrinaggio e assurge a triste simbolo delle tantissime tragedie della speranza di popoli schiacciati dalla visione distorta del momento, qualcuno, cinicamente, soffia sul fuoco del malcontento.
Fatta salva la cultura dell'accoglienza che deve essere garantita sempre!, i fuggiaschi dovrebbero, con umiltà, accettare usi, costumi e direttive dei Paesi in cui sbarcano, nazionali e europee. Non è cinismo o mancanza di sensibilità verso altre culture ma semplice logica.
Impegniamoci, invece, con tutte le nostre forze, affinché non ci siano più sogni infranti ai piedi di croci costruite coi detriti dei legni delle imbarcazioni dei mercanti di carne umana, conficcati sulle nostre spiagge.
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