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lunedì 27 febbraio 2023

Noi fortunati occidentali che abbiamo tutto o quasi

 

È la voglia di vivere che spinge a superare le sfide che si presentano di volta in volta davanti a ognuno di noi. Alcuni eventi sono connaturati con l'ambiente circostante e ci si sente più o meno fortunati in base alla latitudine geografica in cui si è nati.


Gli spostamenti, le migrazioni, sono parte integrante dei flussi che muovono e spingono interi popoli a spostarsi per cercare cibo. Sostentarsi è un bisogno essenziale per poter continuare a vivere.

Sarà lo spirito di conservazione che induce a far salire donne incinte, bambini soli, ragazzi e ragazze e qualche anziano sulla carretta che farebbe fatica a galleggiare persino sulle acque calme di uno stagno? Le assi dell'imbarcazione sono tenute assieme da uno sputo ormai rinsecchito dal tempo. È già qualcosa se riesce a prendere il largo. Ma loro non lo sanno. È tutta gente di terra sollecitata a partire per tentare la fortuna sperando di potersi allontanare dalla miseria. Persino il terremoto si è messo contro accentuando le precarietà territoriali e poltico-gestionali di quella parte dell'Africa che si chiama Turchia e Siria.

Donne, bambini, ragazzi divenuti adulti fin da subito costretti a lavorare duro per un pezzo di pane:

Salpano dopo avere pagato con chissà quali immani sacrifici il viaggio della speranza. Ma quanti tra quelli che lo intraprendono conoscono i pericoli in agguato? Sono a conoscenza dei tantissimi disperati che li hanno preceduti e sono affogati nel Mediterraneo?

Le notizie apparse sui media narrano di corpi, disperata carne da macello, caricati con la forza sulle carrette del mare dopo essere stati violentati e torturati nei centri costruiti anche con fondi europei. Finanziamenti dati ai governi africani per gestire i flussi migratori ed evitare gli esodi verso l'Europa ma raramente si sente parlare di fondi spesi per progettare benessere sociale, vale a dire, per costruire il futuro inteso come valorizzazione delle risorse locali ripartite equamente per il bene collettivo.

L'impegno civile per la gestione delle risorse locali è inesistente. E le ricchezze sono appannaggio di piccoli gruppi di potere che creano e amplificano i bisogni primari nella popolazione depredata da ogni minima fiducia.

Ecco, noi fortunati, che viviamo nel paradiso del consumismo dove ci viene venduto a rate uno specchio sul quale riflettere le nostre umane fragilità, ecco, noi tutti dovremmo immedesimarci con quanti soffrono per le opportunità negate e chiederci, tra le tante domande, se le donne gravide gettate sui barconi sono state consenzienti a giacere e procreare nuove vite destinate al viaggio verso l'inferno.

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