Chissà quante finestre avrebbero spalancato i creativi vissuti nei secoli passati se fossero qui adesso.
Questo ho pensato nell'osservare un nanetto alto una spanna smanettare sul device chiesto insistentemente alla madre.
Dai mamma ti prego dammi il telefonino dai ti prego. No Ale' disturbi qua non è possibile. E mamma mi scoccio dai dammelo. Amore ho poca batteria e se chiama nonno Amedeo poi non ci trova e s'impensierisce. Dai mamma ti prego ti prego...
La schermaglia non ha vita lunga. La mamma cede. Il bimbo smette di interessarsi al mondo che lo circonda per immergersi completamente nella realtà virtuale. Ha indossato le cuffie. Dialoga coi personaggi del giochino. Questo non si può ignorare. Come se fossero reali per davvero.
Le diavolerie odierne che influenze hanno sulla creatività degli utenti che dipendono dalle innumerevoli applicazioni correlate e rendono reali i mondi fantastici fatti di stringhe, codici alfanumerici e i linguaggi impensabili che compongono il lessico informatico?
I nativi digitali, quindi i bambini che nascono coi terminali tecnologici in mano, si appassioneranno mai a qualcuna delle attività prettamente manuali come l'artigianato creativo? Penso al disegno, alla pittura, al piacere intimo che dà la manipolazione della materia e all'auto realizzazione proveniente dalla consapevolezza di avere prodotto qualcosa di unico? Replicabile anche ma creato plasticamente dalla volontà cognitiva che differisce nonostante il dominio delle tecniche e dei materiali da soggetto a soggetto in base al personale sentire.
Già, il sentimento! Quella sensazione interiore che prende consistenza lentamente in ognuno di noi e si fortifica con la pratica, la conoscenza, quindi la lettura e, la ricerca introspettiva.
L'osservazione riflessiva è uno degli atteggiamenti che pone la mente in stato di quiete. È come un esercizio di yoga che allontana il rumore superfluo e incanala le forze creative verso il fine ultimo prefissato.
La figurazione, ad esempio, i grandi del passato hanno dovuto inventare distorsioni prospettiche per ottenere gli effetti visivi spettacolari che narrano di storia, religioni, costumi sociali e magnificenze umane che, ancora adesso lasciano a bocca aperta. L'osservatore è attratto dalla valente maestria artigianale e dall'estro di chi ha saputo tramandare il pensiero reale o fantastico commissionato, e coevo all'artista. Ma l'artista, si sa, penetra la fase spazio-temporale. E quando entra nella fase di grazia, direbbe qualcuno, è un visionario. Ed ha il potere di vedere oltre gli orizzonti umani e i fatti ritenuti prettamente terreni conditi di cronache inventate e storie manipolate dalla credibilità effimera.
In questo mondo che cambia repentinamente l'unica attività granitica che accomuna tutti gli esseri viventi, dagli animali agli uomini, è e sarà per sempre il gioco!
Il gioco che non necessità di altri artefici se non quelli che madre natura ha fornito.
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