Cambiano i tempi ma le tensioni sociali permangono.
Si pensava: “l'evoluzione tecnologica
darà spazio alla socializzazione. I lavoratori godranno di più
tempo libero. Potranno dedicarsi alle ragioni dell'intelletto e alle
passioni culturali. Teatro. Lettura. Scrittura. Poesia. Pittura.
Musica. E meditazione!
Crescerà ogni cosa insieme
all'evoluzione scientifica e tecnica giacché il lavoro sarà a
misura d'uomo e lo sgraverà dalla fatica fisica donandogli tempo
libero da dedicare alla famiglia e alle passioni dell'anima.”.
Questo si diceva quando si parlava di
riduzione dell'orario di lavoro nelle fabbriche e nei posti di lavoro
in genere.
All'epoca tra gli operai vigevano le 40
ore settimanali mentre alcune categorie impiegatizie del pubblico
impiego faceva già le 36 ore.
Erano tempi d'impegno sociale e di
passione politica.
Si sperava... ma la realtà odierna è
ben più amara e desolante di quanto ci aspettavamo viste le
conquiste sociali ottenute con scioperi e assemblee che miravano alla
sensibilizzazione sociale. Non a caso le ore di sciopero fatte per
solidarietà nei confronti di altri lavoratori meno sindacalizzati
che faceva fatica a rivendicare diritti acquisiti nelle grandi realtà
lavorative.
Il caporalato sembrava essere destinato
a scomparire. La tirannia, i soprusi di bassa lega e la tracotanza
tra poveri sembrava avessero i giorni contati.
Invece, osservando storici lavori
artistici che documentavano i fermenti sociali e culturali degli anni
'70, con rammarico, si leggono storie mai tramontate e sconfitte,
anzi...
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