Arte per passione
Ricerca. Sulle tracce dell'uomo. Empatia e saperi della visione.
Serve ancora raccontare storie attraverso le immagini come si faceva prima dell'avvento e l'uso dei nuovi media?
Narrare
per immagini pittoriche storie nonostante l'alfabetizzazione e
l'acquisizione dei saperi evoluti da parte di un larghissimo strato
sociale?
L'era
delle lampade a petrolio l'abbiamo archiviata. L'evoluzione
scientifica e culturale han fatto sì che potessimo apprendere sempre
più nuovi saperi. In campo pittorico, gli impressionisti e ancor più
i divisionisti ci hanno aperto gli occhi e la mente. Ci hanno
condotto per mano su nuove strade verso nuovi orizzonti.
Il
percorso è stato difficile. Alcuni hanno barato. Altri giocato sulle
opportunità linguistiche e tecniche. Hanno sondato l'azione. Hanno
elevato a poetica la traccia. Il segno.
Pubblicità,
fumettistica e illustrazioni stradali, segnaletica e messaggistica
immediata di altissimo e veloce consumo, rientrano nella sfera della
visione istantanea del linguaggio visivo odierno.
L'”idea-prodotto”
domina ovunque per ovvi motivi, sui muri metropolitani, sui
mass-media c'è l'immancabile traccia del marketing. La fotografia
sublima un messaggio immediato destinato ai consumatori. Promuove
prodotti per indurre all'acquisto.
Mentre
il segno scarno, essenziale, è grafia funzionale, utile nelle
indicazioni stradali.
Per
convenzione, il simbolo grafico avverte, obbliga e segnala una
direzione, i sensi di marcia, un immediato pericolo e altro ancora.
Differentemente,
il lavoro creativo dell'artista che non produce per il vasto mercato
della decorazione ma per amore della ricerca poetica diventa nicchia, purtroppo, per pochi! In altre parole la scoperta del bello racchiuso in un graffio,
una crepa, una lacerazione è, nonostante le avanguardie storiche, rimane ostico ai più.
Molti
ancora fraintendono l'hobby decorativo con la poetica creativa.
La
ricerca della perfetta pennellata. Lo sfumato. Il bel disegno. La
costruzione impeccabile della tela sono azioni consolidate che fanno
parte integrante del bagaglio tecnico di chi osa andare oltre il già
detto e fatto.
Per
la maggior parte della gente l'assenza della cultura creativa
dialogante oltre il razionale ma elementare concetto della
comunicazione interpersonale scolastica è un dato di fatto. Uno
scoglio mentale. Un muro elevato dalle ovvietà commerciali duro a
crollare ma da abbattere necessariamente.
Indubbiamente
è uno scontro impari. E se tra un bel dipinto ben impostato e
costruito che raffigura il solito tramonto o qualcosa di simile e la
provocazione “dada” poniamo le recenti ricerche linguistiche che
parlano alle menti. Suggeriscono dialoghi attraverso graffi e squarci
residuali, testimonianze inconfutabili della storia. Alchimie
incentrate sul passaggio, drammatico o tranquillo, dell'uomo. In
estrema sintesi, nell'archeologia dei pensieri figurali otteniamo il
salto culturale catartico che sgancia il lavoro creativo dell'artista
dall'artigianalità: consueta dinamica descrittiva soporifera.
Il
gioco creativo è:
Osservazione.
Riflessione. Conoscenza e utilizzazione armoniosa della materia; in estrema sintesi è concreta empatia dei saperi ... oltre le apparenze
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