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domenica 13 dicembre 2015

Divagazioni

Renzi, la leopolda e l'Italia contemporanea

(sintesi analitica del tempo presente)


Capita di scarabocchiare qualcosa sul foglio di carta che si ha sottomano mentre si è intenti a sentire qualcuno o mentre ci si approccia a fare qualcosa di intimamente importante e attraente.
Per quanto mi riguarda, la mia azione non scaturisce dall'inconscio, quindi, non può definirsi scrittura automatica e, di conseguenza, neanche collegabile all'esegesi surrealista legata alla psicoanalisi amata da Dalì o all'enunciazione di Breton per la stesura del manifesto surrealista.

I miei lavori prendono forma gradatamente.
Pensieri e accadimenti si cristallizzano sottotraccia. Prima il bozzetto. Il disegno. Poi i simboli.
Accade, però, che a volte, la casualità mi dia una spinta per visualizzare appieno, in chiave poetica,  il mio essere testimone del tempo. E, nel tempo dei mercanti d’armi alludere efficacemente all'orrore che questi producono, le occasioni e i simboli non mancano.
La violenza indotta da una arma è niente se paragonata alla schiavitù psicologica dei potenti privi di scrupoli. E, se nelle zone di guerra si muore una volta raggiunti dai proiettili, i sopravvissuti muoiono ogni momento come le persone rese schiave dai sistemi economici rigidi.


La “leopolda 6”, ha un’idea guida che se messa in atto dona fiducia ai deboli e realizza quanto sta a cuore ai buoni d’animo. La “Terra degli uomini” non deve essere solo di “determinati uomini”, e, attualmente, sembra che sia così viste le ambage vissute da un largo ceto sociale.

  1. Chi è lontano dal potere decisionale deve essere messo a conoscenza delle operazioni comunitarie. Non basta declamare frasi ad effetto dal palco per dichiarare convintamente che si sono fatti passi avanti e tacitare quanti la pensano diversamente.
  2. Convincere coi fatti chi vive realtà oppressive che quanto si è deciso e messo in campo è imprescindibile per il bene comune, meglio ancora se la decisione presa non penalizza o lascia indietro nessuno.


Le parole sono pietre se dette in un determinato contesto, o, peggio, proiettili, E se ogni uomo lascia cadere la propria pietra quale arma per distruggere l'altro o annichilirlo, sarà più probabile che la costruzione auspicata si avveri.
Disarmiamo in primis la lingua, dunque e diamo adeguati chiarimenti ai cittadini.

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