Appartengo ad un'altra generazione.
"focolare" |
Una generazione lontana ancora viva nei
ricordi odorosi della frutta di stagione, degli agrumi e delle scorze
d'arance gettate nel focolare per mitigare l'odore del fumo della
legna scoppiettante o della carbonella rossa e incipriata dei
bracieri con sopra i panni da asciugare.
A quel tempo tutte le ricorrenze
odoravano di un profumo specifico legato alla quotidianità. Poi,
crescendo, gli odori naturali, quelli ritenuti familiari iniziarono a
mischiarsi con altri aromi più aspri: petrolio, gas, miscela per
motorino, grasso meccanico per bici, trementina.
No, non sono alla ricerca del tempo
perduto. Il capolavoro letterario è stato già partorito e divulgato
da tempo.
È sulla scia dei ricordi provocati dal
presepe e dalle sue luci, dall'odore del muschio adesso difficile da
reperire, dall'odore delle zeppole fritte e dai mandarini, dai
sottaceti affiancati ai fritti mentre si prepara il cenone della
vigilia che torno immancabilmente al tempo della mia infanzia.
Non ci aspettavamo regali importanti,
ih tech, android, computer e tablet, droni o altre diavolerie simili.
I nostri genitori ci rendevano felici con delle ingenue favole, le
caramelle, dei lecca lecca. Le costruzioni del meccano o i lego. Una
bambola che chiudeva gli occhi se coricata.
E poi la sera tutti attorno all'immenso
tavolo incorniciato da sedie spaiate. Quelle buone, eleganti del
salone e quelle impagliate stile contadino patriarcale della cucina;
qualche sgabello e al centro la cesta coi mandarini, le noci e le
arachidi. Le castagne conservate nella sabbia e i fichi secchi con le
noci.
Non c'era la coca cola ma il vino e la
gassosa. L'acqua del rubinetto e dei limoni.
Questi i testimoni odorosi di tanta
allegria e serenità nelle famiglie che mi porto appresso. E c'era
l'immancabile comare, la vedova o nubile sola. La vicina con molti
figli e poche possibilità economiche che non mancava di portare la
“pitta nchjiusa” o qualche scodella di olive schiacciate e
peperoni sotto sale.
Tempi andati, odorosi di fumo. Tempi
dimenticati o, al massimo, riposti in un cantuccio, sollecitati dal
luccichio del Natale e dal consumismo che nonostante la crisi ci
impone a fagocitare ogni cosa. Anche i valori della condivisione.
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