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sabato 2 maggio 2015

Expo, isolare i violenti

Milano, Expo 2015.
La violenza ha sopraffatto i contestatori no expo pacifici. La guerriglia urbana ha dimostrato stupidità e imbarbarimenti sociali gratuiti.
Va bene. Siamo coscienti delle problematiche sociali che stiamo subendo ma dobbiamo essere sinceri e onesti con noi stessi e dire apertamente che se ci troviamo a questo punto la colpa è anche nostra. Troppi falsi invalidi. Troppi furbetti attingono ai fondi pubblici che dovrebbero essere usati per migliorare la qualità della vita di tutti.
Milano, momenti di guerriglia urbana


D'accordo, Monti e la Fornero hanno tagliato senza guardare in faccia chi sta veramente male e nonostante tutto è rimasto fedele e dignitosamente attento al bene comune. Da Monti a seguire i governanti hanno praticato tagli alla spesa pubblica e alle pensioni dei ceti deboli e medi mentre chi stava bene continua a stare bene. I dirigenti nazionali hanno fatto ricorso ai blocchi economici praticati da Monti e la cassazione gli ha dato ragione e fatto ripristinare lo status quo ante. Poco importa a questo tipo di legge se con un'erogazione pensionistica d'oro si potrebbe mantenere dignitosamente una dozzina di famiglie.
Queste cose le conosciamo e ci indignano. Ma da questo a rendere le strade milanesi dei campi di battaglia con vetrine infrante ce ne vuole.

Le multinazionali e gli squali della finanza creativa non hanno paura dei disordini e men che meno li scalfiscono emotivamente.
D'accordo sul giro scandaloso di soldi che ruotano attorno all'affare expo e che tantissimi potenziali espositori avrebbero voluto esserci ma non ci sono a causa dell'elevato costo degli spazi espositivi.

Le contraddizioni stanno di casa nell'area dell'expo milanese ma prendiamo il buono che l'evento potenzialmente porta con sé oppure contestiamo pacificamente la Moratti che l'ha voluta e tutta la classe dirigente che non ha vigilato, che non ha proposto un'area geografica diversa, più consona ad ospitare l'evento mondiale ma, a mio avviso, adesso che c'è prendiamo il meglio e auguriamoci che sia uno dei punti di partenza per migliorare la qualità della vita di chi sta peggio.

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