Pagare qualcuno per potere lavorare e
stare tranquilli è l'azione più schifosa che possa esistere nei
rapporti umani. Non fa nessuna differenza se a pagare il cosiddetto
pizzo è un piccolo imprenditore o un personaggio ricco e famoso che
per stare sereno è costretto a pagare o assumere qualcuno suggerito
dalla criminalità organizzata.
Lo sdegno sale al pari della
solidarietà per chi è vessato dalle forze non tanto oscure che si
coniugano in mafia, 'ndrangheta e simili.
Stando a quanto pubblica “Repubblica”,
in seguito alle intercettazioni ambientali registrate nel carcere
milanese Opera, dove è detenuto Totò Riina, viene fuori che
Berlusoni è stato costretto
a pagare il pizzo per non vedersi bruciati i grandi magazzini
“standa” siciliani.
Notizia che il boss mafioso pare abbia
confidato al suo compagno di aria.
Insomma, detta in soldoni, la mafia
imponeva a Silvio Berlusconi l'assunzione dello stalliere
Mangano e il versamento di 250milioni di euro ogni sei mesi,
trattative andate in porto con il coinvolgimento di alcuni politici
siciliani tra cui Dell'Utri.
Dire che lo Stato è in ritardo o
inefficiente non serve. Lo Stato dovremmo essere noi. Malavitosi
compresi. Dirigenti politici e semplici cittadini.
È più giusto e onesto prendersela con
noi stessi, con la nostra paura imbastardita da ignoranza e egoismo
che pur di pararci il culo ci fa chiudere gli occhi, la bocca e il
naso. Ci tappa il cervello.
Tarpa le ali e immobilizza i sogni di
bellezza suggeriti dalla vita stessa
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