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sabato 26 luglio 2014

Catanzaro, il MARCA chiude?

L'altra sera al Marca si è parlato di ricordi. Di come eravamo e del clima culturale che si viveva in città negli anni '70. Si sa, i ricordi amplificano e sublimano persone e cose sull'onda dell'emotività personale. La sfera amicale influenza i giudizi magnificando i conoscenti legati da amicizie profonde e, strategicamente, oscurano gli altri, gli avversari.
Il rischio di alterare o minimizzare le faccende sopite nei meandri del tempo passato è in agguato.



Se poi si tenta di riprendere e proporre in chiave contemporanea la ricostruzione “storica” degli eventi culturali passati, inevitabilmente, l'emotività e l'affetto nei confronti di alcune persone, a volte condite di opportunismo, diventano fantasmi, oleografie oniriche da proporre come reali, o come opportunità mancate.

A Catanzaro, come in mille e una città e nelle periferie terrestri, a memoria d'uomo, è sempre accaduto e continuerà a succedere che qualche evento diventi memorabile a condizione che influenzi e trasformi le menti e li proietti su nuove dimensioni esistenziali, apra, in sintesi, nuovi scenari lessicali.

In pittura lo spartiacque tra il classico e le avanguardie, la rottura netta tra i due modi artistici di comunicare può essere identificato nella nuova visione impressionista.
Il 1850 è una data cruciale. Da quel momento storico in poi le avanguardie rompono gli schemi accademici. La visione è ricerca personale. È movimento. Azione proattiva contaminata e contaminante dell'esistente. Ed in Catanzaro c'è chi fa ricerca da oltre quarant'anni con occhi e cuore nella storia per decifrare il presente! Mimmo Rotella è stato uno di questi ma per essere apprezzato testimone del tempo è dovuto andare via da Catanzaro.


Detto ciò, la serata al MARCA, museo d'arte contemporanea, secondo la voce amica che m'invitava all'evento, avrebbe dovuto essere incentrata nel comprendere i meccanismi selettivi adottati dal curatore Alberto Fiz per esporre nella struttura pubblica.

Capire, quindi, come mai, altri validi artisti presenti non siano stati contattati da Fiz. E chi, se ci sono stati, i suggeritori del critico e i ganci utili ai pochissimi artisti locali per esporre nel prestigioso tempio dell'arte.

Alberto Fiz, l'uomo venuto dal nord (noi meridionali soffriamo di sudditanza o non abbiamo le qualità per fare cultura?) a sua discolpa potrebbe metterci la fatidica frase assolvente: non sapevo; ignoranza, quindi, non conoscenza di quanti lavoriamo nel campo artistico a Catanzaro e provincia.

Diverso è il silenzio dei dirigenti locali che ben conoscono le effervescenze culturali vive nel territorio, … e poi, c'è il web, facebook che tra tante scempiaggini diffonde anche qualcosa di positivo sul quale lavorare.

La serata si è snocciolata secondo il classico copione salottiero tra musica nostalgica ma valida, proiezioni e dibattiti preconfezionati.

Wanda Ferro, dopo avere mortificato gli artisti presenti nel parlare della qualità della linea espositiva adottata dalla direzione museale, ha espresso il timore della chiusura del marca... come mai?

Sono finiti i fondi o non ci sono artisti validi da poter riempire il contenitore cittadino con OPERE DEGNE?

Ancora una volta, è necessario ribadire, Catanzaro, la cultura, e perché no, l'economia calabrese ha perso una buona occasione per bucare le nuvole della mediocrità e volare su cieli incontaminati in compagnia di anime disinteressate, nobili, che guardano l'arte, l'espressione artistica in ogni sua forma, con occhi puri e pensieri propositivi.

Ma per vedere le immagini rincorrersi e mutare in cielo; cambiare gli scenari terreni esistenti bisogna tornare bambini. Guardare con occhi sinceri e contestare i “vestiti nuovi dell'imperatore” asserendo angelicamente che (purtroppo) il re è nudo!

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