L'altra sera al Marca si è parlato di
ricordi. Di come eravamo e del clima culturale che si viveva in città
negli anni '70. Si sa, i ricordi amplificano e sublimano
persone e cose sull'onda dell'emotività personale. La sfera amicale
influenza i giudizi magnificando i conoscenti legati da amicizie
profonde e, strategicamente, oscurano gli altri, gli avversari.
Il rischio di alterare o minimizzare le
faccende sopite nei meandri del tempo passato è in agguato.
Se poi si tenta di riprendere e
proporre in chiave contemporanea la ricostruzione “storica” degli
eventi culturali passati, inevitabilmente, l'emotività e l'affetto
nei confronti di alcune persone, a volte condite di opportunismo,
diventano fantasmi, oleografie oniriche da proporre come reali, o
come opportunità mancate.
A Catanzaro, come in mille e una
città e nelle periferie terrestri, a memoria d'uomo, è sempre
accaduto e continuerà a succedere che qualche evento diventi
memorabile a condizione che influenzi e trasformi le menti e li
proietti su nuove dimensioni esistenziali, apra, in sintesi, nuovi
scenari lessicali.
In pittura lo spartiacque tra il
classico e le avanguardie, la rottura netta tra i due modi artistici
di comunicare può essere identificato nella nuova visione
impressionista.
Il 1850 è una data cruciale. Da quel
momento storico in poi le avanguardie rompono gli schemi accademici.
La visione è ricerca personale. È movimento. Azione proattiva
contaminata e contaminante dell'esistente. Ed in Catanzaro c'è chi
fa ricerca da oltre quarant'anni con occhi e cuore nella storia per
decifrare il presente! Mimmo Rotella è stato uno di questi ma
per essere apprezzato testimone del tempo è dovuto andare via da
Catanzaro.
Detto ciò, la serata al MARCA,
museo d'arte contemporanea, secondo la voce amica che m'invitava
all'evento, avrebbe dovuto essere incentrata nel comprendere i
meccanismi selettivi adottati dal curatore Alberto Fiz per
esporre nella struttura pubblica.
Capire, quindi, come mai, altri validi
artisti presenti non siano stati contattati da Fiz. E chi, se
ci sono stati, i suggeritori del critico e i ganci utili ai
pochissimi artisti locali per esporre nel prestigioso tempio
dell'arte.
Alberto Fiz, l'uomo venuto dal
nord (noi meridionali soffriamo di sudditanza o non abbiamo le
qualità per fare cultura?) a sua discolpa potrebbe metterci la
fatidica frase assolvente: non sapevo; ignoranza, quindi, non
conoscenza di quanti lavoriamo nel campo artistico a Catanzaro e
provincia.
Diverso è il silenzio dei dirigenti
locali che ben conoscono le effervescenze culturali vive nel
territorio, … e poi, c'è il web, facebook che tra tante
scempiaggini diffonde anche qualcosa di positivo sul quale lavorare.
La serata si è snocciolata secondo il
classico copione salottiero tra musica nostalgica ma valida,
proiezioni e dibattiti preconfezionati.
Wanda Ferro, dopo avere
mortificato gli artisti presenti nel parlare della qualità della
linea espositiva adottata dalla direzione museale, ha espresso il
timore della chiusura del marca... come mai?
Sono finiti i fondi o non ci sono
artisti validi da poter riempire il contenitore cittadino con OPERE
DEGNE?
Ancora una volta, è necessario
ribadire, Catanzaro, la cultura, e perché no, l'economia calabrese
ha perso una buona occasione per bucare le nuvole della mediocrità
e volare su cieli incontaminati in compagnia di anime disinteressate,
nobili, che guardano l'arte, l'espressione artistica in ogni sua
forma, con occhi puri e pensieri propositivi.
Ma per vedere le immagini rincorrersi e
mutare in cielo; cambiare gli scenari terreni esistenti bisogna
tornare bambini. Guardare con occhi sinceri e contestare i “vestiti
nuovi dell'imperatore” asserendo angelicamente che (purtroppo) il
re è nudo!
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