Blocco dello scrittore?
No!
E neanche perché in ferie. Se non abbiamo scritto in questi giorni è per un senso di insofferenza mista a noia e svogliatezza davanti ai fatti che quotidianamente accadono invariati nonostante i proclami solennemente strombazzati dalle sedi di partiti, movimenti e associazioni varie, amplificati all'unisono con qualche punta polemica dai media nazionali ed esteri.
E neanche perché in ferie. Se non abbiamo scritto in questi giorni è per un senso di insofferenza mista a noia e svogliatezza davanti ai fatti che quotidianamente accadono invariati nonostante i proclami solennemente strombazzati dalle sedi di partiti, movimenti e associazioni varie, amplificati all'unisono con qualche punta polemica dai media nazionali ed esteri.
Davanti allo sfacelo totale della
ragione. Davanti intere nazioni soggiogate dalla forza arrogante del
potere economico. Davanti a inciviltà e ignoranza imposta sui deboli
servono ancora le parole o poche righe postate sui blog?
Vale davvero la pena di continuare a
scrivere, evidenziare le contraddittorietà allo scopo di per mettere
in guardia contro i falsi profeti ideologhi di “futuri” rosei o
eserciti che invadono con le armi le piazze del dissenso o i campi
della “sapientia”?
...
Tranquilli! Non è questo il mio
compito. Se lo fosse peccherei d'orgoglio. Sarebbe come dire di avere
la verità o le risposte giuste in tasca per ogni problema
esistenziale, dal più piccolo al più grande. Insomma sarei un
altro, l'ennesimo, grillo parlante.
Per ascoltare davvero la voce della
coscienza, discernere e crescere, quella, per intenderci, che ha
fatto diventare bambino il burattino Pinocchio, di tanto in tanto è
opportuno stare ad aspettare. Osservare. Analizzare in silenzio i fatti che accadono davanti a noi.
E, nella quiete interiore, lavorare
affinché fioriscano le giovani menti e spandano il polline sano sui
vecchi decrepiti preconcetti che fin ora hanno intossicato gli animi,
veleni utili solo per tenere in piedi regimi totalitari mascherati di
democrazia, scaltre compagnie che sanno farsi scudo di dogmi
religiosi politici e, peggio, intellettuali, perché, è risaputo,
spesso l'ignoranza è il giardino preferito dei despoti dove deporre
il letame utile per coltivare il peggiore dei mali: l'egoismo.
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