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domenica 16 giugno 2013

Turchia, Grecia e un po' Italia, morte delle civiltà

A che servono le parole e le immagini se a queste non seguono azioni mirate alla soluzione dei problemi?

Migranti morti.
Tenaci Difensori dei diritti umani aggrediti dalle forze dell'ordine. 
Ecologisti.
Popoli affamati da governanti indegni.

Questi sono i temi trattati e divulgati dai media.

La storia si ripete. Implacabili, i flussi e i riflussi sociali, si ripropongono inalterati nel tempo come se mai i drammi causati dalla stoltezza umana fossero avvenuti.

Davanti allo schermo assistiamo impotenti alle guerriglie urbane. Al lancio di lacrimogeni. E dopo il primo attimo di sgomento per i colpi di proiettili di gomma sparati dalle forze dell'ordine turche sui manifestanti e del violento getto d'acqua frammista con sostanze urticanti per “ripulire” Gezi Park” e piazza Taksim dai contestatori, siamo sopraffatti dalle lacrime dei licenziati che cantano nell'ultimo concerto in tv l'inno nazionale Greco.

Sì, perchè succede anche questo nella civilissima Grecia! Lo Stato taglia ulteriormente le spese vive e licenzia i dipendenti della tv pubblica.
Le lacrime dei musicisti della National Symphony Orchestra
 sulle note dell’Inno nazionale greco  


Si eliminano le idee in Turchia a colpi di proiettili di gomma e liquidi urticanti!

E in Italia? In Italia c'è ancora chi, col carisma da capopopolo conquistato in internet, elimina i contestatori con la gogna mediatica via web.

Gli oppressori vincono!

E gli oppressi, che fanno?, vanno dietro alle scimmie urlatrici...

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