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lunedì 22 aprile 2013

Reprimenda di Napolitano, siate seri o me ne vado

aore12
Camera dei deputati, discorso d'insediamento
del Presidente Giorgio Napolitano

Giorgio Napolitano, severo come un buon Padre 


Giorgio Napolitano, che a causa degli avvenimenti ben noti, succede a se stesso, legge il suo discorso alla
Camera.

Interrotto più volte dallo scrosciare degli applausi da una platea allucinante, assurda per i modi che usa nei diversi momenti della vita pubblica. Un’assemblea, che per lo più, estorce o tenta di estorcere consensi e poltrone per se. Ma che Napolitano ha bacchettato aspramente.  

Lo ha detto chiaro: sono costretto qui perché voi me lo avete chiesto, perché vi siete avvitati a tal punto da non riuscire ad andare avanti mortificando il Paese.

È determinato Napolitano. E nonostante la commozione che lo assale in alcuni momenti non esita a rimproverare energicamente quelle parti politiche che lo applaudono ma che si sono comportate scorrettamente durante il tentativo della formazione del governo.

È stato chiaro il Presidente Giorgio Napolitano: resterò finché c’è bisogno di me e finché le forze me lo consentono.
Non sono mancate parole d’incitamento e benevolenza nei confronti dei giovani che siedono per la prima volta in parlamento. Li ha esortati a fare una politica costruttiva per il bene del Paese.
Ha parlato di larghe intese giacché l’obbrobrio della legge elettorale come tante altre riforme che servono al Paese non sono state effettuate.

Ha bacchettato duramente leader e parlamentari che hanno predicato bene ma agito male.
E stato deciso e duro come un buon padre che nell'incitare i figli a far bene e spendersi per migliorare la società non ha esitato a ricordare le promesse fatte da quanti si sono recati da lui col cappello in mano perché le liti intestine rendevano impossibile la formazione di un governo per l’Italia.

Auguri, Presidente, confidiamo ancora in te, nella tua passione e lungimirante lucidità politica. 

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