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martedì 29 maggio 2012

Abramo, Gatto il caso Belmonte e la città

Per Abramo l'ing. Belmonte è un funzionario onesto che merita rispetto e stima per il lavoro svolto in qualità di tecnico nel comune della città e non centra niente nella vicenda sollevata dal presidente di confindustria Catanzaro.

Secondo quanto sollevato da Gatto, il neo assessore Belmonte “sarebbe stato coinvolto in due distinti procedimenti penali connessi alla sua funzione di dirigente del Comune, per corruzione e per concorso esterno in associazione mafiosa".

"Tutti conosciamo il grande valore del dirigente Belmonte - ha sostenuto Abramo - che ha lavorato per 40 anni al Comune di Catanzaro. Belmonte non ha fatto altro che espletare una gara qualche anno fa e, per questo, ha chiesto, per la firma di un contratto, un certificato antimafia alla Prefettura. Il certificato è stato consegnato al Comune e si è proceduto alla stesura definitiva del contratto. A distanza di qualche anno ci si è accorti che quel certificato antimafia non doveva essere rilasciato dalla Prefettura perché c'era qualche problema. Non capisco cosa c'entra l'ingegnere Belmonte in questa vicenda in cui è stato indagato anche un viceprefetto. Se il presidente di Confindustria si riferisce a questo l'ingegnere Belmonte io me lo difendo perché lo conosco avendo fatto il sindaco anche in passato e avendo potuto valutare la validità di molti dirigenti lui compreso". "Questa uscita del presidente di Confindustria - ha detto ancora Abramo - mi ha molto meravigliato anche perché, ancora una volta, si è cerca di mettere in moto in questa città un atteggiamento che non fa altro che danneggiarla".

È vero! Queste notizie preferiremmo non commentarle e tanto meno divulgarle vista la velocità con la quale si propagano a discapito dell'intera comunità.
Purtroppo il clima in Italia è velenoso e una competizione elettorale, che dovrebbe significare il momento del confronto democratico delle società evolute, si trasforma in guerriglia dai toni accesi e biecamente terrorista dal punto di vista psicologico. Si insinua il dubbio, si butta fango a palate fino a ricoprire persone e ambienti di vita. Si promette la luna!

Quanto è accaduto in Calabria ricalca la strategia perdente dei governi nazionali passati che, a ragione o torto, hanno omesso delle verità e cercato, tutelando la ragion di Stato, di governare la Nazione intera, quella evoluta e quella implosa che si affida al malaffare pur di lavorare. Inutile tentare un'analisi sociologica o di costume, il dato certo è che lo Stato e le istituzioni, se vogliono davvero guidare l'Italia oltre il guado dell'imbarbarimento completo, devono puntare sulla cultura il welfare e le piccole e medie imprese, gli artigiani, gli artisti, le donne e gli uomini di buona volontà per far crescere all'interno delle periferie (fisiche e mentali) il valore alto del bene comune.

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