LA CARTOMANTE.
Il palazzo ha una forma strana. Inconsueta. Da lontano sembra circolare. Solo da vicino ci si accorge che i muri perimetrali formano degli angoli laddove si uniscono.Non saprei dire se il suo perimetro forma un pentagono, un decagono o qualcosa di più. Il portone è costituito da un'enorme vetrata all'interno di un porticato punteggiato da colonne circolari che sorreggono l'intera struttura. L'androne e le scale sono di marmo. Le porte scorrevoli dei due ascensori situati alle estremità del lungo corridoio sono ancora protette dalla pellicola trasparente. 58 appartamenti di nuova costruzione iniziano a vivere umori altrui.
Secondo piano interno 12. L'odore della
pittura fresca è ancora nell'aria. La signora pulisce le ultime
macchie sul pavimento facendosi spazio tra gli scatoloni.
Ancora qualche giorno e poi possiamo
iniziare a svuotare i cartoni e sistemare la roba. Per oggi può
bastare. Dice la signora mentre invita la ragazza a seguirla.
Fuori è ancora un cantiere. La strada
sterrata a tratti è ricoperta da ciottoli e pietrisco. Sorridenti,
le due donne, per evitare pozzanghere e ciottoli dannosi per le
scarpe, saltellano sulle punte fino alla macchina.
C'è la luce del cantiere, aveva detto il
costruttore. Se volete potete iniziare a trasferirvi, do disposizione
al geometra di allacciare provvisoriamente il vostro appartamento. E
così fu. Per la signora era comodo trasferirsi prima possibile
visto che lei lavorava a pochi metri da lì. D'altronde l'aveva presa
apposta quella nuova residenza. Lei, era già proprietaria di una
casa autonoma in periferia, mi disse, ma col tempo capì che c'era
anche un altro motivo.
Quel giorno la nebbia avvolgeva ogni cosa
e nascondeva tutto. Palazzi alberi macchine e persone comparivano
all'improvviso come per magia! Le pietre affioravano dal terreno
accidentato e diventavano pericoli a volte insormontabili. E proprio
una di quelle pietre mi fece rovinare a terra improvvisamente.
Sterzai all'ultimo minuto, la ruota
scivolò sulla faccia tondeggiante della pietra resa viscida dalla
pioggia mattutina e mi trovai steso in un'enorme pozzanghera con le
mani piene di granuli sabbiosi, fu doloroso toglierli tutti! Ma credo
che il dolore più grande lo ebbi quando vidi in che stato si era
ridotto lo scooter: le curve avvolgenti del corpo motore e la lamiera
del paragambe erano danneggiate da fare paura. Ed ora! Come mi ritiro
a casa? Dissi tra me mentre sollevavo la moto da terra e cercavo
invano la pedalina della messa in moto. Avevo smarrito
l'orientamento; girai attorno allo scooter un paio di volte prima di
rendermi conto che la pedalina si era spezzata nella caduta.
Porca troia! Imprecai. Ma si può essere
più sfigati di così! Una caduta da fessi a neanche 10 all'ora e...
che cazzo!
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